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Un saluto ... muggito ! :D
Andrea Bart "Sàlvànfòresto".
lunedì 22 marzo 2010
_White Light To Braies_
Sul finire dell' inverno, anzi, a inverno astromicamente finito, posto alcuni scatti di neve fatti lo scorso gennaio alla Lago di Braies,
era inverno.... senza dubbio, c'era lo spessore della coltre di neve e un freddo a leggenda a ricordarcelo,
ma era un inverno solare, con tutta la luce che si vorrebbe e che non si puo' nemmeno immaginare.
Era il terzo giorno di un weekend in Val Pusteria, non avevo voglia di fare snowboard perchè il Plan mi annoiava nonostante tutto il sui esorbitante moderno avvenerismo, il giorno prima a Innsbruck avevo perso le schede di memoria della fotocamera con buona parte degli scatti effettuati.
Insomma.. era il caso di dirlo, mi girava proprio l'intero..planetario !
Ma quella luce immensa, quel silenzio di bianco puro, mi ha fatto riprendere contatto con me stesso, salvandomi da un malumore ormai imperversante.
Andrea G. 22/01/2010
giovedì 18 marzo 2010
La Nostalgia Che Non Dovrei
La sera di una domenica di fine agosto carico l'automobile e non mi volto indietro.
Si ritorna a casa.
(A casa ?)
"Distacco",
mi dico.
Inutile patire,
inutile soffermarsi,
inutile sentire la mancanza.
Non mi volto..
come altre altre e spesso ripetute analoghe occasioni passate.
Poi però, passati mesi, ad un tratto mi ritrovo a risentirmi, là,
come quella sera, sul Vezzena.
A risentirmi, a rivivermi. Senza alcuna alienazione.
Allora vedo quella luce, sento quell'aria, quel suo profumo,
quella pace immensa.
Girovagare, respirare,
vivere, senza scopo alcuno, solo vivere.
Falco Pellegrino.
Il Colchicum , annuncia la fine dell'estate...
(Rassomiglia al Crocus, ma questi invece annuncia la primavera..)
Il forte Verle.
Parte del sistema fortificato realizzato dall' Austria Ungheria già prima del primo conflitto mondiale in sua previsione.
Si integrava in tale sistema con altri forti della zona, come il Forte Belvedere sul Monte Rust, nei pressi di Chiesa di Lavarone, il Forte Vezzena, sulla vetta della omonima cima, del sottostante forte di Tenna e altre fortificazione cosidette minori. Una caratteristica che le univa è che essere erano ubicate in modo tale da formare una catena in contatto visivo.
Ora che... il campo è stato lasciato libero da soldati, cannoni, esplosioni, e i più terribili eventi, il forte giace come un relitto adagiatosi su un fondo di verdi prati e foreste, anzichè di sabbia marina.
La zona del Forte Verle è da pochi anni transennata e quindi chiusa al libero accesso, al contrario di quanto avveniva già durante i primi anni delle mie vacanze qui, ovvero dai primi anni '90, tale misura è stata presa per motivi di sicurezza, in quanto salendo al piano superiore di quello che era la copertura del forte ora in rovina,
risulterebbe facilissimo cadere di sotto, magari in una buca lasciata aperta.
Questo però fa si che alcuni ospiti vi abbiano trovato proprio agio.
La marmotta ritratta sopra posa per me per una decina di minuti e non pare preoccuparsi troppo della mia presenza. Anzi... la dire molto vanitosa.:)
Mi avvio.... il sole.. cade.. il falco vola..
Tramonto sul massiccio della Vigolana.
Oltre il tramonto ormai,
sono già di ritorno, mi fermo un attimo sul belvedere della Kaiserstrasse (ora provinciale di Monterovere) a vedere il "mio" (lo so.. "noi.. non abbiamo nulla, in realtà"..) lago di Caldonzzo.
Luna.... stende la notte.. come una coperta..
Andrea G. 18/03/2010
mercoledì 10 marzo 2010
.. Inverno ..
(Soffia il vento, graffia la pelle
spande di neve i capelli)
Qui da me l'inverno
pare
non finire mai.
Neppure in estate,
perchè veste neve e ghiaccio sopra un cuore di dura roccia che pure col tempo cede,
piano,pianissimo,
mostra come rughe lunghe fessure, crepe
in un aspetto da lontano compatto
pare.
Qui la luce è immensa, e profondo il buio e infinite le nebbie,
qui è un paradiso eppure a volte anche inferno.
Di tanto in tanto qualcuno passa di qui, gode di questo, teme, si spaventa, dell'altro.
E qui nessuno rimane, mai, a lungo.
Perchè ciò è insostenibile,
pare.
Qui da me è sempre , meraviglioso, terribile,
Inverno.
Andrea G. 10/03/2010
domenica 21 febbraio 2010
#turismo# WestDeutchReis : Time_Tubingen
Dove ero rimasto riguardo al turismo germanico ?
Qualche giorno fa mi dicevo di andare avanti e di pubblicare il report della seconda parte dei tre giorni nel Baden-Württemberg trascorsi il ponte del primo maggio dell'anno appena terminato.
Sembra passato poco tempo, giorni, ne è passato di più, mesi.
Quindi.. rewind :
E' la mattina del due di maggio, mi trovo a Oberlingen, sul Bodensee, e.. fino a qui c'eravamo arrivati.
Sto meglio, la sera prima ero in astenia, in crisi di fame e di nervi, probabilmente la mia faringite (si ringrazia per questa la qualità dell'aria in pianura padana) era peggiorata al punto di essere febbricitosa.
MI affaccio alla finestra del grazioso albergo dove eravamo alloggiati, è una mattina brumosa di una giornata tuttavia abbastanza bella nelle promesse, la guazza è ancora sui tavolini metallici della distesa fuori dall'albergo, sul frontestrada, sul lungo lago.
Qualche giorno fa mi dicevo di andare avanti e di pubblicare il report della seconda parte dei tre giorni nel Baden-Württemberg trascorsi il ponte del primo maggio dell'anno appena terminato.
Sembra passato poco tempo, giorni, ne è passato di più, mesi.
Quindi.. rewind :
E' la mattina del due di maggio, mi trovo a Oberlingen, sul Bodensee, e.. fino a qui c'eravamo arrivati.
Sto meglio, la sera prima ero in astenia, in crisi di fame e di nervi, probabilmente la mia faringite (si ringrazia per questa la qualità dell'aria in pianura padana) era peggiorata al punto di essere febbricitosa.
MI affaccio alla finestra del grazioso albergo dove eravamo alloggiati, è una mattina brumosa di una giornata tuttavia abbastanza bella nelle promesse, la guazza è ancora sui tavolini metallici della distesa fuori dall'albergo, sul frontestrada, sul lungo lago.
Partiamo, quindi, dopo aver visitato Oberlingen alla volta di Tubingen, ovvero, Tubinga.
Tubinga è il centro storico culturale della regione. Una città che sembra provenire direttamente da una fiaba dei fratelli Grimm o da un cartoon della Disney.
La cittadina è centro universitario di primaria importanza, tanto che sono almeno oltre i ventimila gli studenti residenti in città su circa ottantamila abitanti, ne consegue una vita animata, ma... non troppo eccessiva (anche se.. dire non troppo non vuol dire "nulla", perchè in effetti qualche segno degli eccessi giovanili ogni tanto si nota).
Il nome più importante tra quelli che studiarono o insegnarono a Tubinga è quello del grande filosofo Georg Wilhelm Friedrich Hegel, e in ultimo.. anche Papa Ratzinger (per me questa cosa è un po' curiosa, anche se non deve soprendere, vista l'importanza che tale università ha sempre detenuto in ambito teologico).
Per questo suo carattere storico e culturale Tubinga è gemellata con la nostra Perugia.
Ecco che emerge il tema architettonico dominante, ovvero questi frontoni triangolari, definiti dalle cornici degli spioventi posti a quarantacinque gradi e i fronti che lasciano scoperte le strutture tradizionali, lignee, di queste costruzioni.
La città è più che mai in tre dimensioni, sviluppata tra alti e bassi altimetrici, dentro e fuori. E' l'opposto totale di quello che si osserva nelle nostre città.
Immancabile.. il Rathaus, ovvero, il Municipio.
Siamo nel cuore civile della città, nella piazza, il Markt,
proseguendo da questa piazza se ne raggiunge un' altra, ove si trova la Collegiata di San Giorgio, la Stiftskirche, chiesa tardogotica eretta tra il 1470 e il 1483 (tredici anni di fabbrica, un tempo abbastanza breve per l'epoca, similmente per quello che avvenne per il nostro duomo a Modena, anche se in quel caso i rimaneggiamenti proseguirono nei secoli).
La Collegiata ospita le tombe dei Duchi di Württemberg, che dominarono la regione dalla metà del XIV secolo.
La piazza ove sorge la Colleggiata, con la fontana e le gradinate a renderla quantomai vivibile. L' atmosfera è calda, accogliente, c'è animazione, mercato, ma tutti sembrano essere molto rilassati.
Tranne me...
Sono quasi le tredici.. ho fame..
ho sete.
Sono nel sud della Germania.. desidero pranzare accompagnando il tutto da fresca, chiara, meravigliosa, birra tedesca.

E quindi.. si scende.
Per dove non so,
mi guida l'istinto,
mentre Claudio e Sabina tergiversano e si fermavano a chiedere informazioni su dove fosse il biergarten più vicino.. io sapevo, che da qualche parte questo biergarten esisteva. Non sapevo dove, ma sapevo trovarlo.
Quindi scendo.. scendo al Neckar.. e dove c'è il fiume.. c'è la birra.
Eccoci al Neckar, finalmente.. lo scatto sopra è una cartolina.. ovvero, non lo sarebbe, è mi, tuttavia è la classica cartolina da Tubingen.
Al Neckar troviamo anche il Mulino !
Ovvero.. il NeckarMuller, ovvero.. il biergarten... e ci accomodiamo.

Ci godiamo la giornata, come questo airone, un cinerino, direi.
Grazie della bellezza maschile. per la gioia della Sabi..
e quelle.. pennute.. :)
Tubinga ha un aria strana.. una città di tradizione ed estetica germaniche, con i tratti tipici del mondo dell'europa centrosettentrionale... tuttavia c'è un aria diversa, intima, più calda..meridionale,
pare Venezia, con i gondolieri, qui sul Neckar. E' anche tutto piuttosto romantico.

Prospetto a fronte l'altra sponda del Neckar.
Chissà chi abita questa casa.. come sia affacciarsi a quel balcone.
Paradossalmente,
quell'orologio pare sospendere quel balcone fuori dal tempo.
..
La birra NeckarMuller è alla seconda tornata.
Va detto che è una birra meravigliosa, leggera ma al tempo stesso di corpo, leggemente torbida, tonda, non troppo amara, non troppo gassata, fresca veramente tanto.
Mi pare.. che abbia vinto per due anni, tra il 2003 e il 2005, ma.. perdonatemi, non posso esser sicuro delle date, il premio come miglior birra della Germania.. che per quello che riguarda il mondo delle chiare equivale a un campionato mondiale.
Dopo il pranzo risaliamo al Markt, quindi raggiungiamo e visitiamo la Collegiata di San Giorgio.
Il custode, caustico, ironico e a suo modo simpatico, ci spiega alcune cose, di come Giordano Bruno volesse venire qui ad insegnare ma non l'avessero voluto accettare (gli avrebbe fatto forse bene alla salute, penso), di come i Württemberg fossero imparentati con i Gonzaga di Mantova, gli chiediamo inoltre se sa qualcosa del castello di Hoenzollern, situato una ventina di km a sud della città, e ci risponde, che si, è interessante, tutto rifatto.. ma "che volete, sono prussiani, mangiano patate..".
Ci facciamo due risate sui campanilismi dei tedeschi, e dopo aver visto tutti gli amabili sarcofagi dei Duchi Württemberg saliamo sulla torre.
Non si possono fare foto. Quasi.

Time.
Dalla torre del campanile verso il Castello di Hohentübingen.
I tetti rossi di Tubingen, qui sopra stretto sull'orologio del Rathaus.
Tempo.. c'è tempo.. con molta calma.
Siamo ora noi al Castello di Hohentübingen, un castello molto imponente che risale all' XI secolo, ampliato poi nei secoli XVI e XVII.
Antichità... pare socchiudendo gli occhi che tutto si confonda, si sfochi, che il tempo stesso si impasti e si confonda.
Ancora.. come sul balcone sul Neckar, come tra gli ingranaggi dell' orologio della torre.
Tempo.. tempo.. ancora tempo.
Il tempo qui è scaduto.. riprendiamo l'auto per tornare su, verso Eichingen, alla volte dell' Hoenzollern Schloss. Ma questa è un altra storia.
Andrea G. 20/02/2010.
lunedì 8 febbraio 2010
#Escursionismo# _Back To Monte Stivo_
Non è che l'appena trascorsa domenica mattina presentasse i migliori presupposti per una giornata in montagna, men che meno per un' escursione a piedi.
Le ore precedenti in sono state in effetti piccole; era l'una e mezza di notte quando, dopo aver visto le foto scandalo delle precedenti uscite in montagna, (quelle che ritraggono i nostri momenti di demenzialità assoluta.. impubblicabili :)) dopo l'ennesima birra e... stuzzichini vari, propongo alla Michi di guardarci "Zohan, Tutte le donne vengono al pettine", un film tra i più esilaranti che si siano visti negli ultimi anni.
Finiamo con i crampi alla pancia, poco prima delle tre e mezza, e alla quarta grappa.
"Il Mattino Ha l'oro in bocca" (ma loro chi !? :D) .... ma qui più che oro.. parrebbe asfalto.
E quindi, da pessimi escursionisti quali siamo ormai diventati, non ci alziamo tanto presto, e sono quasi le dodici quando inziamo a camminare alla volte del Monte stivo.
E' strana la mia storia con questa montagna, in quanto è stata per anni da me trascurata, l'unica cima di quella serie montuosa che da Trento affianca la valle dell' Adige sulla sua destra orografica a non aver conosciuto, fino a poco tempo fa, le suole dei miei scarponi da montagna, questo forse per il suo apparire defilato, poco eclatante.
Tant'è che dopo quindici anni di girovagare incessante per le valli del Trentino è solo nel novembre 2008 che colgo l'occasione per salire questa montagna. (vedi articola Tanta Luce).
Si tratta di un' escursione relativamente facile, di medio impegno fisico eppure assai remunerativa.
E' possibile infatti godere di panorami ampi e luminosi e di un ambiente davvero dolce, fatto di prati e bellissimi lariceti.
Non solo escursionismo, ma anche scialpinismo.
Diversi gli scialpinisti incontrati sul percorso, con sci e snowboard, il monte Stivo in effetti costituisce un classico anche per lo scialpinismo.
Siamo qui in località Le Prese, la vista si apre sulle brume del Benaco e, a nord, sui bastioni del Carè Alto, e più nord dell' Adamello e della Presanella.
Siamo giunti, (purtoppo!!!) alla fine di questa meravigliosa giornata, la la sua parte migliore, quando la luce si fa calda e radente, il crepuscolo da me preferito.
Partenza :
La giornata è bellissima, in basso, sul lago c'è foschia, tuttavia questa , in contrasto con la limpidezza del cielo in quota, rende l'atmosfera ancora più affascinante, e la luce, fotograficamente parlando, per me, più interessante.
Cammino,
un passo,
dopo
l'altro.
Batte,
pulsa,
il respiro si fa forte,
profondo.
Ritrovo un rapporto con la fatica, una familiarità, che pensavo di aver perso.
Non mettevo gli scarponi invernali da tempo, ormai, abituato come mi sono ad andare a sciare, prendendo quindi la seggiovia per salire.
Eppure c'è stato un tempo dove non passava una domenica senza che si partisse per salire da qualche parte, anche in inverno.
Quanto mi mancava questo solenne e silente esercizio !
Siamo ormai verso la cima, in prossimità del rifugio Marchetti, un mulinello di neve per un attimo avvolge Michela che mi precede, dopo di che se ne scende più in basso, subito dissolvendosi.
Nel frattempo, Claudio, che al contrario di noi, non perde tempo nel scattare centinaia di foto, ci precede al rifugio, ma la giornata è assolata e godibile, quindi non mostra l'ombra di impazienza. Propone un sacrosanto "qualcosa di caldo".. che nel mio caso diventa un "brulè di succo di mela".
In altri momenti avrei preferito un vero brulè, ma visto che ero a digiuno, assetato, e dovevo anche tornare in basso senza rotolare e, possibilmente, intero, il succo di mela si rivela ottimo, gradevole e corroborante, e giustamente (per la situazione) .. analcolico.
Amo il tramonto.. per me la mattina presto non è la stessa cosa, l'alba è algida ti ghermisce con mano gelata al culmine dell' albedo, il sole del tramonto invece sembra una coperta calda prima del freddo buio della notte.
Mettiamo altri venti minuti tra noi e la fine di questa giornata, all'arrivo al parcheggio e quindi alla "normalizzazione" rispetto a quel rapimento estatico, di meravigliosa alienazione, che momenti come questi regalano.
A Santa Barbara, Sant' Antonio, santi preposti alla locale toponomastica va aggiunto San Paziente Claudio che giunto all' auto oltre un quarto d'ora prima di ha avuto la bontà di aspettare invece di abbandonarci all'addiaccio.
Clicca qui per vedere tutte le altre foto del Monte Stivo.
--
Scheda dell' itinerario.
Accesso stradale:
Dall' autostrada del Brennero, A22, uscire a Rovereto Sud/Lago di Garda Nord, seguire inizialmente la direzione Riva del Garda quindi poi indicazioni per Valle di Gresta, Ronzo Chienis, e quindi località Santa Barbara.
Giunti in località Santa Barbara seguire a destra per località piani di Sant' Antonio (indicazioni Monte Stivo - Rifugio Marchetti).
Partenza :
Località piani di Sant' Antonio, ove si lascia l'auto, per seguire il segnavia CAI-SAT 608, inizialmente per una comoda strada forestale, da metà percorso in poi, da Malga Stivo, per il sentiero sempre comunque molto agibile.
Dislivello : da 1220m slm a 2053 m slm alla cima del Monte stivo per un totale di 833 metri di dislivello.(il dato è indicativo, il dislivello totale è da ritenersi leggermente maggiore).
Difficoltà : Escursione facile, senza difficoltà tecniche e passaggi esposti, vista la lunghezza e il dislivello è auspicabile tuttavia un buon allenamento, non è pertanto consigliabile a persone sedentarie.
Consigliata in tutti periodi dell'anno, da forse il meglio in autunno per via del meraviglioso giallo che assumono il lariceti, ottima e accessibile escursione invernale per via del pendio generalmente abbastanza sicuro da fenomeni valanghivi, (si consiglia sempre di consultare i bollettini nivometeo , inoltre è sempre possibile contattare i gestori del rifugio Marchetti per informazioni aggiornate. )
Andrea G. 08/02/2010
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