Benvenuti alla Malga dell' Uomo Selvatico !


Benvenuti alla Mia Malga ! MalgaBart vuole essere una... baita virtuale, dove raccolgo pensieri, esperienze e soprattutto immagini da me prodotte sulla vita che amo, la vita all'aria aperta, in montagna, in natura.
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Un saluto ... muggito ! :D

Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

martedì 25 maggio 2010

Libro Aperto..


 Una premessa, quanto segue prende una connotazione molto personale, chi non fosse interessato, cambi canale subito ! 


Il Libro Aperto, cima dell'Alto Appennino modenese, chiamata così, credo, immagino per la sua forma che ricorda appunto un libro aperto sulle pagine, specie dai suoi versanti meridionali.

Si dice di una persona che non abbia segreti, chiara, leggibile, come un "libro aperto", oppure anche "aprire il libro" nel senso in cui si arriva a un chiarimento con una persona, oppure rispetto a una situazione.

Quest'ascensione assume subito, invevitabilmente, il carattere di un' esperienza esistenziale.
Inevitabile pensare ai miei libri, non quelli che tengo a casa sugli scaffali, ma a quelli, anzi, quello, che tengo dentro.

Questo libro "dentro" è chiuso, pieno di pensieri, ora belli, ora meno, rimescolato tra righe ora caotiche, ora di lucida espressione in cui tutto si accavalla turbinosamente, questo perchè, il mio libro è , invece che aperto, chiuso.
Passo dopo passo, grava come un fardello, sempre più pesante e una salita che altrimenti avrei percorso quasi di corsa si fa ardua, a momenti apparentemente invincibile, lo zaino pesa, la macchina fotografica pesa,
quel libro dentro,
pesa.
Devo salire, penso..

"Andrea, sali !"

Intanto il cielo pare riflettermi, ora squarci di meraviglioso, intenso, azzurro, ora nubi plumbee, incombenti, come pesanti coperte.
Il libro pesa sempre più, più salgo, più grava.

la natura è meravigliosa, dicevano gli antichi greci, ma l'essere umano è ancora più stupefacente, e questo, è
è vero, tuttavia, nonostante questo è proprio per questo, mentre la natura premia sempre le attese, in male o in bene, le attese, al contrario, i rapporti umani finiscono spesso, direi quasi sempre, deludenti.

Inevitabile pensare alle delusioni, amici e... più amici, alle ferite, date e ricevute, ai perchè, che.. non sempre ci devono essere, eppure tormentano perchè l'incomprensibile non mi è ammissibile.
Amici che non comprendono fino al limite dell'estraneità, donne che non comprendono anch'esse, e che, inevitabibilmente, non amano.

Il mio libro l'ho tenuto ho chiuso, ho rinunciato a combattere, non si chiede affetto e stima, non si chiede amore, ti viene dato, è inutile affannarsi, e avere ragione non sempre serve.

Il mio libro,se proprio, è stato aperto solo contro di me, da altri e da me stesso.
Mi sono addossato tutte le colpe, anche quelle che non mi spettavano, le ferite date le ho ammesse, su quelle profonde, ricevute, ho taciuto.

Ora quel libro pesa come i volumi di una intera enciclopedia,
pesano,
e il passo si fa pesante, il respiro va ad affannarsi.

"Andrea, sali !"

"una donna che non ti ama non è quella giusta nonostante tutte le sue ottime qualità"..

è l'unica regola d'oro per certe situazioni del cuore, e gli amici o cercano di comprenderti, di non riportarti o ridurti alla loro visione della vita, o cessano di esserlo.

Ma alle regole d'oro finisco sempre per dubitare.
Non amo le certezze, ogni cosa certa porta alla negazione di tante altre possibilità, non amo le soluzioni pronte,
non amo fare finta di nulla, non amo semplificare ad ogni costo,
non amo le menzogne anche quando siano comode, per converso, amo le verità, anche scomode.
Tuttavia,
 la cultura del dubbio va coltivata con il vigore delle braccia della mente e concimata con pensiero rigoroso, irrigata con forza morale,
altrimenti il dubbio finisce per creare solo un deserto, invece che portare nuove fioriture.

Passano nubi cupe come i pensieri.. pensieri su di se, di quanto si sia stati indadeguati, ora di come lo siano stati altri, l'affacciarsi del presentimento umiliante di essere stati ingannati.
La senzazione di nudità inerme che da l'essersi esposti senza che altri si siano scoperti anche solo per un attimo.

Il dover reagire, sempre. Costa fatica, a volte, quando, non si vorrebbe fare altro che nulla, quando si vorrebbe solo chiedere quartiere.


Ho voglia di fermarmi, anzi, non ho voglia di andare avanti, mi sembra tutto così ripido, e grigio sopra.
Il fardello pesa, sempre, di più.

"Andrea sali !!"

Ricompaiono momenti di azzurro, irrompe a sprazzi la luce.

"Andrea sali !!!"


Il fardello pesa, è sempre lì,
tuttavia,
salgo !



Siamo in cima..
chiari e scuri si alternano, ancora, come sempre.
Attorno grigio, in lontananza, luce.


Un semprevivo .... (a destra)

Licheni ...              (a sinistra)













Resistenti.. piccoli, tenaci.

Sarebbe bello avere solo un poco della forza di questi piccoli esseri.



Schiarisce....
l'escursione inizia ora.. che inizio a scendere..




Apre....

per dove ?



Eppure... fiorisce sempre, la primavera, mi viene in mente una vecchia canzone di Caterina Caselli che faceva "insieme a te non ci sto più", ma anche "con il nastro rosa" di Lucio Battisti.

Dicotomie... come il cielo oggi.



Saluto un amico, e mi avvio scendere..

Quanto al librone....


Il librone è sempre lì,
oggi l'ho issato in vetta quasi a calci, spero almeno mi vengano gambe e cuore forti.




Nonostante tutto..



Andrea G. 25/05/2010

martedì 18 maggio 2010

E luce fu ....

(..Statale del Cerreto, Loc. Monteduro, verso il Gigante dalle fumanti chiome..)


Servono altre parole.... ?




Andrea G. 18/05/2010

lunedì 17 maggio 2010

L' Uomo Che Non Sussurava ai Cavalli, ma che piace ai cavalli, come .. calippo !



Mi viene in mente il mio amico Cristian, una volta che salivavo ai Campi di Flavona, nelle dolomiti di  Brenta, ormai diversi anni fa (credo fosse il 1998).
Salendo incontriamo due giovani puledri, giovani si capiva, ma cavalli fatti, fisicamente, questi scorrazzano avanti e indietro per l'ampio pascolo e a ogni giro si avvicinano sempre più, dando segnali di inquietudine.
Cristian inizia a innervosirsi, e chiede a me che mai vogliano da noi quei cavalli, con ostentata sicumera da uomo che si atteggia a rude gli dico di stare tranquillo che non ci faranno nulla.
Intanto i due baldi equini proseguono la loro strana cerimonia, iniziano davvero a venirci vicino, rampano, sbuffano, non  sembrano troppo pacifici, se non addirittura ostili, a Cris continuo a ripetere "tranquillo, non fanno nulla", in realtà neppure io sono tranquillissimo, si stanno avvicinando veramente tanto, a meno di un metro ormai, e si comportano come se non ci volessero tra i piedi. Io continuo a dire "tranquillo", ma so che un cavallo è estremamente più grosso e forte di una persona, suo malgrado, anche con le migliori intenzioni, puo' fare veramente male, calci, morsi, e via dicendo.

"Tranquillo"..

Ritornano..

"Tranquillo"...

Il puledrone rompe gli indugi, l'ennesima volta della sua danza mi punta, mi pianta il muso in faccia, io sono impietrito perchè temo me la porti via (sapete com'è, una faccia si è abituati ad averla, e puo' fare comodo, ogni tanto..), ma per fortuna non mi scambia per una carota, ma per un calippo, mi passa venti cm di lingua in faccia e dopo aver assaporato il suo sorbetto se ne va via con il suo compare e perde ogni interesse per noi.
Avevo cacciato una bella sudata per salire fino a lì con lo zaino pesante, ero salato, gli piacevo.

"tranquillo..." e tiro un sospiro di sollievo.

Mi viene in mente anche la Michela, che ama i cavalli, ama montarli, ma anche anche mangiarli, e io gli dico sempre : " ma guarda che loro lo sentono che li vuoi mangiare, prima o poi si incavolano e ti  mandano a quel paese !", io mi immagino la scena, arriva lei, e ancor prima di montare in sella il cavallo inizia a tremare dal terrore, poi una volta in sella per lui è uno stillicidio emotivo 

"aiuto, adesso mi mangia ! "
"adesso mi mangia !"

Ma dico, si puo' vivere così ? povere bestie.

Io i cavalli non è che non li amo, li temo per i motivi che ho accennato sopra, mi piacciono, sono maestosi,
belli, ma preferisco.. vederli, e guardarli se ci sono, non mi interessa montarli e tantomeno mangiarli...
Di fatto per loro ho un rapporti di ammirazione,che non ha nulla a che vedere con qualsivoglia esercizio di possesso.. o amore possessivo.



Si vede che loro lo sanno, infatti mi vengono attorno, mi leccano, mi annusano (sapevo di palude, ero stato per ore negli acquitrini a fotografare le Calte)



Pertanto me li ritrovo addosso e attorno, sono incuriositi e ci perdono un sacco di tempo con me, per fortuna ho il cambio in auto, devo scendere direttamente in centro a Sassuolo al Teatro Carani dove allestiamo la mostra fotografica... e va bene che ho la fama di selvatico, ma arrivare completamente pezzato e odoroso di fango, acquitrino e bava di cavallo sarebbe stato forse troppo, anche per me.

..Lecca .. annusa..



Penso io, adesso, "mo' me se magnano"... ma non lo fanno, si vede che non sono come le Cavalle di Diomede,
anche perchè.. io mica sono Ercole !!



Questo è rispetto reciproco, io non li mangio, e loro non mi mangiano.

E tutti vissero felici e contenti, e non mangiati (per ora !! ).


Andrea G. 16/05/2010

venerdì 14 maggio 2010

Impression_Soleil Couchant_



Esco al fare della sera.
Esco dalla fabbrichetta, sono stanco, la giornata è stata dura, nervosa, polverosa, acre e metallica, come il metallo sporco, pesante.
Ma ho voglia d'aria, e la luce è quella bella del tardo pomeriggio, si addensano nubi pesanti, metalliche, ma loro, si meravigliose.
Sono le sei mezza della sera, prendo la macchina fotografica, mi stacco da internet , ed esco di casa.



Basta poco, una mezz'ora, prima della sera.

Impression: le soleil couchant richiama volutamente, per omologia, a "impression: soleil levant" del grande pittore impressionista Claude Monet, che nel 1872, cento anni prima che io nascessi, (ma lui non lo sapeva, questo ! :D) dipingeva questo suo celebre quadro dando il via, suo malgrado, a quella corrente artistica di fondamentale importanza che fu l' Impressionismo ("c'est un impression " li liquidò spregiativamente un critico dell'epoca di cui nessuno si ricorda se non per questa topica, tal Louis Leroy).

Una delle cose che rimangono più "impresse" nella mia mente delle opere di Monet e degli impressionisti sono le loro rappresentazioni "en plein air" di campi assolati... e dei.. papaveri.
Sognavo, sogno ancora quelle scintillanti macchie rosse.
Rimango ancora stupito di fronte alle loro distese.


Fotografandoli con un obiettivo a lunga focale, in questo caso uno zoom a 300 mm senza neppure grandi aperture di diaframma si ottiene una scansione di piani, nel senso della profondità di campo (PDC), che permette di creare, prima e oltre la zona di fuoco (PDC appunto) una trama a macchie colorate sempre via via più confuse.. questo mi ricorda molto  il fare pittura degli impressionisti, e mi piace molto.

Papaveri in distesa,
papaveri da soli, o in piccoli gruppi.
Qui in un campo di grano.. l'interpretazione spaziale di questo scatto avviene nel senso della profondità prospettica, molta nitidezza e grande angolo.
Si è utilizzato uno zoom grandangolare, un Nikkor 12-24 a 12mm e f11 di apertura.
Le spighe sembrano volutamente circondare l'alto papavero, come a dirgli "chi sei ? cosa vuoi " dove vuoi andare ?".


Qui a seguito una filosofia di immagine totalmente opposta.
In questo caso è realizzata con un corto tele, che diventa medio su un sensore ridotto aps-c, ovvero un Nikkor 85mm f 1.8, usato qui però a f4.
La scelta di non aprire oltre è dettata che alla distanza focale utilizzata,quella minima permessa da tale ottica, la profondità di campo anche ad aperture come f2.8 sarebbe stata insufficiente a rendere nitido l'intero papavero, il che non era nelle mie intenzioni. A f4 invece il soggetto rimane interamente a fuoco, la resa in nitidezza dell'ottica risulta ottimale, ottenendo però già un notevole stacco dello sfondo.
Qui il soggetto viene isolato, decontestualizzato, sebbene lo sfondo volutamente si intuisca. Il concetto di spazialità qui è nel senso non prospettico, ma della profondità. Qui verrebbe da tirare in ballo Leonardo da Vinci, per continuare il nostro parallelo con la pittura.
Leonardo fu infatti il primo a dare importanza al concetto di profondità e di "densità dell'aria" intesa come atmosfera. Notare lo sfondo in questa sua opera, la Madonna dei fusi.




Qui il papavero non c'è..
ma c'è !
Rimane, dietro, come una riminiscenza cromatica.



Quello che si puo' notare è come l'impressionismo sia stato forse il più "fotografico" tra i movimenti pittorici, tanto che la teoria del coloro da loro sviluppata e applicata in pratica ha molto a che fare con i principi della fotografia moderna, compresa quella digitale, si pensi alla derivazione estrema dell'espressionismo, ovvero "le pointillisme", una corrente che sviluppò la tecnica a "puntini", dove l'effetto cromatico veniva ottenuto accostando minuscoli punti di di colori diversi, facendo uso dei fondamentali (in pratica era un profilo.. CMYK fatto con olio, tempere, e pennelli..) invece che miscelarli sulla tavolozza. Questo non richiama forse i moderni "pixel" ?
Non dimenticando inoltre di come il gruppo degli impressionisti e i pionieri fotografi come Nadar si frequentassero, non solo in rapporti di amicizia ma anche di collaborazione artistica.
Qui mi sovviene la considerazione per la quale, a mio parere, molti fotografi moderni mancano spesso di una vera formazione di "visione", vedo molti utilizzatori di macchine fotografiche, ma pochi fotografi e ancor meno artisti. Anche se ho la fortuna di frequentare gente molto brava. Tuttavia non si dovrebbe perdere la dimensione più generale della fotografia come arte visiva, piuttosto che come "tecne", non dimenticando mai che l'aspetto tecnico non è fine a se stesso, ma funzionale al fine artistico, è qui sta la sua importanza.
Avrò modo di tornare sull'argomento in altra occasione.

Sono ormai le sette e mezza..
rientro dai miei campi.. per la cena.

Basta poco, spesso.


Andrea G. 14/05/2010

domenica 9 maggio 2010

_kite_




Stamane al Lago Bilancino era la quiete.
Si aspettava un vento che sarebbe andato e venuto, senza troppo impegno, per tutta la giornata.

L' aquilone è sempre stato uno dei "giochi" che che più mi ha fatto sognare, insieme alla neve, che pur un gioco non era eppure era anche quello, e non solo.
Nei rari momenti in cui qualche raffica si alzava ho provato finalmente una di queste vele, finalmente perchè è davvero una bella sensazione quando riesci a farla alzare dritta in cielo, la senti tendere, provi l'immane forza nel vento che pure, si accontenta di accarezzarti, ben lontano da tutta la vera potenza che gli è propria.
K mi fa provare un paio di sue vele, di cui non ricordo la metratura (4mq, forse), prima con un trapezio manigliato poi con un di tipo "depower".
Ambedue le attrezzature sono entusiasmanti, sia pure in modo diverso, più fisico il rapporto con il manigliato, più controllato con il depower. La cosa che impegna seriamente un paradislessico come me in tale pratica  è capire quando tirare a destra o a sinistra...




La Battaglia degli aquiloni..



Altro cimento "famigerato" nelle pratiche di kiting è.. il "disgroppo" dei cavi. Anche questo un bel casino... ricordo che quando mio padre mi portava a pescare aveva il suo bel daffare a sciogliere tutte le lenze che mi capitava, spesso, di annodare, spesso perdeva la pazienza, tagliava tutto e rifaceva; era una certa perdita di tempo, ma certo qui con i tiranti del kite non si puo' fare o.. perlomeno, non conviene proprio.

E' un po' come una metafora di vita... la si vorrebbe sempre scorrere liscia, senza problemi, ma poi inevitabilmente si presentano matasse da dipanare, nodi da sciogliere, problemi. E si dovrebbe imparare  a scioglierli, invece di disfare tutto alle prime difficoltà...

 

Aspettando il vento....

ohh.. ma insommaa... questo vento !!! ??





Va bene, distraiamoci un po' trikkeggiando con il mountainboard.... (caspita che bella questa tavola di Trampa !!!  e con che favola di trucks è montata... ).
Si passano però i minuti migliori, a goderci comunque una giornata gradevole anche un po' nuvolosa, a chiaccherare, a ricordare, scatto foto, assaggio la ghiaia tentando qualcosa con l'arnese di cui sopra, stappo un' altra birra.



Igor... lui si che sta bene al mondo !!
... passa il pomeriggio nella totale, assoluta e quieta noncuranza,  tranquillo passa le ore a vedere questi bipedi esauriti che cercano di volare, "che pazzi 'sti umani !!".



Andrea G. 08/05/2010