Benvenuti alla Malga dell' Uomo Selvatico !


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Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

domenica 30 gennaio 2011

Au Rebour


ritorno su questa serie, a un anno fa, a una splendida giornata di sole,  che mi salvò da un momento di umore quanto mai cupo.

Credo sia una forma di mania quella di non staccarmi dalla mia fotocamera...e  di scattare, indegnamente, anche attraverso gli spessi doppi vetri filtranti del pullman con il quale mi sto muovendo.
Questa è una storia ritroso di quelle cui spesso mi capita di indulgere.




"le foto non si scattano così, dalla corriera!" pronuncia vana una voce proveniente dai sedili posteriori del pullman ove mi trovo imbarcato.

Ma chi lo dice ?

Io penso che se c'è qualcuno che dice che una cosa non è da fare, o ci sono motivi per non farla, questi siano già di per se motivazione al compierla. Non sempre, certo, ma in fotografia per me è così.

"Non si fa ?"
"perchè ?"

Se la risposta non mi convince, in un frammento di secondo l'impeto dell'istinto prende una decisione e in un lampo scatto.
Ci sono troppi fotografi preoccupati delle regole, certo ammetto come le basi servano, io stesso mi sono impegnato per costruirmele e tutt'ora mi ci impegno, e ammetto che  se certi concetti si sono trovati ad essere definiti "regola" è in quanto con l'esperienza accumulatasi negli anni da molte persone che non oso dire sprovvedute, si è arrivati a trovare una corrispondenza che potrebbe definirsi un barlume di oggettività. Tuttavia in arte credo che si voglia andare avanti occorra essere per forza pionieri, un minimo anticonformisti, non ci si puo' costantemente preoccupare di determinate regole.
Personalmente diffido da chi a queste si richiama sempre con strana ansia, personalmente diffido di parole come "umiltà" spesso più utili a chi le impartisce invece di chi le riceve sotto le forme critiche più svariate.
Deve essere anche questo che mi spinge a vedere la fotografia come una forma di pittura esercitata con un mezzo tecnico diverso dal pennello, e prediligere, nella formazione del mio retroterra visivo, il vasto patrimonio delle arti pittoriche, e in senso generale visive, invece che ridurmi alla "fotografia" che spesso contiene in certa pratica massificata il rischio di essere... un esercizio di tecnica e di strumentazione tecnologica (specie ora in epoca di "barbarismo digitale"). Troppe volte assisto sui forum web, e non solo, a una pratica della fotografia che rasenta spesso il puro tecnicismo o l'esecuzione del compitino.





"È un'illusione che le foto si facciano con la macchina.... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa."
Henri Cartier-Bresson








Con la testa..... sembra una sciocchezza a volte, eppure, penso spesso a come tante immagini siano nate senza fotocamera, come ho passato interi anni senza eseguire uno scatto e tuttavia nell'accumulare visioni. Fondamentalmente è l'amore per la natura, per la visione della vita e del mondo che essa mi regala che mi spinge a fotografare, pertanto il grosso dei miei scatti vengono realizzati durante escursioni in montagna, o più accessibilmente, sulle colline nei dintorni della cittadina ove vivo.
Anni fa mi stancai di fotografare, mi ero comprato una compattina per avere qualcosa di più comodo e leggero da utilizzare lungo i sentieri montani, sulle prime la cose parve funzionare, scattavo molte foto, più foto, con meno sforzo che non con la reflex allora ancora semiautomatica che prendevo in prestito da mio padre. Dico sulle prime, in quanto nel giro di un anno smisi di fotografare, mi accorsi non era il "mero risultato", peraltro allora ancora molto casuale, che mi interessava, era l'atto della visione e della sua ri-creazione che mi interessava, mi interessava portare fuori quello che avevo in testa. Ma intanto scattavo scattavo.. e questo non avveniva quasi mai, anche se molti scatti erano, assieme a tanti orribili, anche buoni.
Passarono cinque anni in cui girai senza fotocamera appresso, nel frattempo vedevo vedevo, e vedevo. Si creavano immagini nella mia mente, mi chiedevo spesso quale foto ne sarebbe venuta, innanzi una veduta suggestiva o a un particolare interessante. Ero come una spugna, continuavo ad assorbire e accumulare...
Oggi posso dire che molte immagini scattate e apparentemente nate dalla sola intuizione, che ha sempre un ruolo fondamentale nel rilevare la visione nel "suo attimo" sono anche in realtà nate come embrioni e lentamente maturate nella mia testa proprio quando non fotografavo.
Tant'è che oggi spesso esco senza fotocamera e cercare idee....certo.. se la luce al tramonto è irripetibile il rischio è di mangiarsi le mani, tuttavia il patrimonio visivo che si acquisisce ne guadagna moltissimo. Penso che ne valga la pena, diventare buoni osservatori, invece e prima ancora che pessimi fotografi. Del resto non credo che ci sia una possibilità diversa, se non si avvera il primo presupposto.

Altra fase in cui si riscontra l'evidenza di come la "testa" abbia gran gioco nella produzione fotografica è la fase di "post produzione", grazie anche a un espediente a cui oggi ricorro spesso consistente nel riprendere la lavorazione di scatti andati quasi nel dimenticatoio, a distanza di mesi, anche di un anno, nel caso seguente.


Liberarsi del ricordo fresco, della sensazione del momento, che seppur bella, e spesso inimitabile, costituisce un primo schema con cui il fotografo si deve confrontare. Spesso l'idea del momento impedisce di vedere oltre e, se ciò non impedisce di produrre belle immagini alla prima selezione, impedisce spesso di produrre immagini anche più interessanti che magari al momento per "istinto ignorante" si sono colte ma non si sono sapute cogliere nel loro pieno valore nelle ore immediatamente successive lo shooting.

La visione puo' essere come le ali, ma anche come le sbarre o le mura di una stanza.



Qui un anno fa tenni le originali cromie azzurre, bluastre, di questa immagine in quanto mi ricreava la sensazione di quella fredda e bellissima giornata invernale.  Non mi venne in mente di virarla in bianco e nero.
Lo faccio oggi, e trovo che l'immagine acquisisca così una drammaticità diversa e racconti meglio il contrasto tra la natura ghiacciata e ostile con gli escursionisti intenti nel superare l'avverso passaggio.


Questo scatto lo scartai.. troppo ghost, troppo flare, la giudicai inadeguata basandomi solo sull'aspetto tecnico. Al tempo volevo mantenere le ombre aperte, oggi la realizzo così, più contrastata, dando anzi valore a quella esplosione iridescente del sole resa possibile da un ottica non tanto "buona" in quelle situazioni di luce.
Ma voglio dire.. alla fine..chissenefrega ? o no ?





Rinunciare a quel bell'azzurro di quel giorno, un anno fa mi pareva impensabile.
Oggi mi trovo a chiudere gli occhi e a ripensare a quella giornata di freddo sole abbagliante. Gli occhi si socchiudono, il mondo ora pare apparire troppo fortemente, fino ad accecare.



Rinunciare ai torni delicati di colore blu che caratterizzavano questa "sfumatura" un anno fa, mi pareva impensabile. Oggi che non ricordo così bene, bene si, ma non così bene come un anno fa, penso alla drammaticità di quella linea d'ombra, alla rievocazione dell'inquietudine che il passaggio verso l'ignoto comporta. Condensando, in un' immagine, il tema della Linea d'Ombra di Joseph Conrad.



Ricordo ora il freddo adamantino..... in realtà il sole di quella giornata riscaldava il cuore, ma il freddo, che c'era, non riusci, o non volli renderlo.
E' strano pure l'odiato freddo sia a suo modo bello.



Scelsi un altra immagine, che amo tutt'ora, questa, più stretta fatta con il tele, mi sembrava meno completa.
In realtà ora la trovo più impattante, più dentro, oggi riesco più immaginare di essere lì guardando questo scatto, e realizzandolo un po' stinto da ricordo e pur tuttavia vivido di contrasto, invece che l'altro, più ampio, realizzato con corta focale, più costruito, e più distante, come un cartolina.



Non riuscivo a capire come lo scatto con la sua luce originale potesse rendermi la sensazione di quel momento, e non me la rese in effetti. Chiudo gli occhi, sento il freddo rimontare, l'aria pungente, il riverbero della neve anche nell'ombra della montagna, e quella gemma luminosa in fondo alla valle.

Chiudo gli occhi..... e vedo.







Andrea G.

28/01/2011