Benvenuti alla Malga dell' Uomo Selvatico !


Benvenuti alla Mia Malga ! MalgaBart vuole essere una... baita virtuale, dove raccolgo pensieri, esperienze e soprattutto immagini da me prodotte sulla vita che amo, la vita all'aria aperta, in montagna, in natura.
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Un saluto ... muggito ! :D

Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

domenica 5 dicembre 2010

Mistique


La fotografia agli albori della sua storia venne subito definita superiore, rispetto alla pittura, nel rappresentare con precisione di dettaglio la realtà.
Ma è così importante rappresentare la realtà, a meno di non essere un professionista dotato di fotocamera con mero incarico documentaristico ?


Era davvero così questo posto ?
Il colore.. dov'è..
e questa luce, questi profondi neri.. erano così ?
E se io li avessi sentiti così ?




Questa quando è stata scattata ? sembra negli anni '30, non si capisce quando e dove sia, seppure a guardare bene...


qui...
il colore... non c'era, ma è stato un attimo, uno bagliore di sole, solo per un attimo a scaldare la scena.. e il cuore di chi la osserva.. Non è reale, ma c'è qui l'amplificazione di un momento, di un attimo in cui l'ho avvertita così.
Sarebbe stata.. più reale, diversamente ?




Questa foto realistica , solo enfatizzata nei contrasti, racconta una storia assurda..
un ponte, su un fiume che non c'è.

Il realismo è il peggior male che puo' affliggere la fotografia.


Andrea G.


05/12/2010

martedì 12 ottobre 2010

Sweet October: Il Lago di Tovel



Lungo l'immensa rovina che scende dalla Valle di Tovel pare di sentire ancora l'ultimo urlo disperato della Regina Tresenga.
Si narra che la Regina di Ràgoli avendo giurato fedeltà al proprio popolo respinse malamente le offerte di matrimonio Re Lavinto di Tuenno, certo si infatuato, come molti, dalla leggendaria bellezza della regina, ma ancor più preso dalla brama di possesso delle ricche terre del suo regno.
Fu che Re Lavinto, trasportato dall'ira mosse le mosse guerra.
Tresenga appena seppe non perse tempo, dichiarò la situazione al popolo che con ardito furore la seguì in battaglia. Attraversarono le montagne del Brenta e calati in una valle sconosciuta over sorgeva un lago smeraldino, ivi sorpresero le armate del Re Lavinto. Risuonò il fragore delle armi, l'impeto di Tresenga schiantava come tempesta, passò la notte e per poco si fermò la battaglia, che continuò mietendo i soldati delle due parti.
Tuttavia Lavinto era valente guerriero e le sue armate avvezze alla battaglia e più numerose. Fu così che l'impeto della Regina Tresenga si infranse e alla fine, cadde con l'ultimo dei suoi fedeli sudditi.
Da allora si disse che le acque del lago di Tovel si arrossassero come di sangue, ogni estate, a ricordo di questo sacrificio.
E l'ultimo pianto della Regina Guerriera solca ancora la rovina della valla, quasi questa rappresentasse le spoglie del suo esercito con lei caduto, in quel rio che si chiama appunto Torrente Tresenga.

Pare non ci sia un fondamento storico in questa leggenda, tuttavia questo non toglie nulla la fascino di questi luoghi e della loro, più o meno sognata, storia.

Ora il lago non si arrossa più, dall'estate del 1964. Le ipotesi sono diverse, chi accusa lo squilibrio apportato dal turismo di massa che ha comportato un grande afflusso di visitatori, peraltro meritato vista la bellezza del luogo, chi invece ipotizza un cambiamento avvenuto in seguito alla grande riduzione attività dei pascoli nelle alte valli soprastanti che avrebbe comportato un diverso apporto chimico delle acque immissarie ; in questo caso la causa della scomparsa del fenomeno sarebbe.. un minore inquinamento.)
Un fenomeno dovuto ad un' alga chiamata Glenodinium sanguineum Marchesoni.


Però..


in autunno...

un po' di rosso..

e di altri meravigliosi toni caldi...

si vedono ancora...

dipingere il lago smeraldo..


E.... immergendosi.. dimenticandosi di tutto...anche e soprattutto dei perchè...  attendendo, fermandosi..
dalle brume si sentono i suoni e i colori della leggenda..















Foglie cadute..
come antichi soldati..
giacciono.
Scudi e spade sparse immote per i campi. Inutili prima, e più che mai ora.














Gemme delle corone,
lacrime sparse...












L'ultimo passaggio..




Le Armate di Tresenga...



Sogni galleggiano in speranzosa deriva...
   
L'ultimo assalto...


La rotta...


La fine...


Si riaprono le nebbie.. e di nuovo la pace, finalmente..

Il rosso... ritorna, sulle rive, sulle fronde, sui panni colorati di chi ora visita questo luogo da leggenda.. chissà... che cosa avranno visto... se avranno sentito qualcosa.


E tutti i colori del mondo. In un attimo.


Andrea G. 12/10/2010

martedì 14 settembre 2010

Light&Fire's : Naturale Vs Artificiale.



Da bambino avevo il terrore autentico per i fuochi d'artificio...
in compenso, mio nonno dava letteralmente in panico per i temporali. E non era un pavido, assolutamente.
A me invece i temporali facevano, fanno impazzire.
Impazzire.. più del solito, in effetti.

Alcune sere fa era l'otto di settembre, festa della Beata Vergine a Fiorano e come tradizione alla mezzanotte scocca assordante l'ora dei fuochi d'artificio. Solitamente i più belli tra quelli organizzati nell'ambito della zona in questo periodo.



Non so come sia venuta l'idea dei fuochi d'artificio ai primi scopritori della polvere pirica, mi piace pensare che il loro stimolo nel fare quest'invenzione affondasse nello stupore atavico che l'uomo prova a fronte di una delle manifestazioni più potenti e spettacolari della natura e che si permea, da millenni, nel mito :

Il Fulmini.



Pare che la natura, indispettita per l'affronto che il piccolo uomo apportò alla sua grandezza , di tanto in tanto risponda per le rime, e con abbondanza !



E' la seconda volta che capita che la sera dell'otto settembre i temporali arrivino a dare man forte ai festeggiamenti, questa volta, complice un mio attacco di demenza vengo preso da una sorta di trance estatica, dimenticando un appuntamento (cosa per cui non verrò mai abbastanza detestato !) ma in compenso non manco all'appuntamento con questo scontro tra Titani.


Sulla collina l'atmosfera è tesa, irta, elettrica, carica come a scattare da un momento all'altro..


e scatta....
in un esplosione senza tema di risposte.


LeftySky.
Pensieri cupi.


.. reminiscenze atomiche...
La città sotto pare infuocarsi..




Sassuolo sotto attacco. E' uno spettacolo incredibile. Per fortuna è solo uno spettacolo, per quanto grandioso. Ma quella nube potrebbe fare veramente paura.
I fuochi della vergine impallidiscono come piccoli fiori campestri. Quello che la natura puo' fare possiamo solo pallidamente immaginarlo, al più ricordarlo nei sogni e nelle leggende.


Andrea G. 14/10/2010




venerdì 10 settembre 2010

The Magnificent One#_Cima D' Asta Lift_



Qualcuno di molto molto molto grande deve aver dimenticato per terra, passando, un sasso.

Si parlava di Bismantova come un sassolino dei giganti, questo qui in effetti è un po' più grosso, un bel po' più grosso.
Cima D'Asta, Stella di Granito, cuore dell'omonimo gruppo e cima maggiore della zona dei gruppi di Lagorai-Cima D' Asta, è un immane massiccio di grandiosa imponenza, un' imponenza molto maggiore di quella che esprimono i suoi 2847 metri di elvazione. Si tratta di un monolito di granito simile alla tonalite dell'Adamello, da cui si differenzia per un diverso granato e la presenza di piriti che ne danno una tonalità a volte rossastra.














  Soprail "Zimòn" al far dalla sera, lungo la strada bianca che sale da Sorgazza.




Peraltro..
non è la prima volta che la salgo, si tratta di una delle montagne per me "elettive", nel mio caso, fu nel 1990 che la salii per la prima volta dando inizio a quello che è poi è stato un amore infinito, nello specifico per questa vetta, in generale per la montagna.
Quel giovedì dell'agosto appena scorso mi alzo al mattino presto, annuso l'aria, tasto il tempo e capisco che è la mattina giusta per andare :  Il cielo è sereno, oggi non pioverà, almeno per un po'.
Parto a piedi dal Val Malene, potrei guadagnare quasi trecento metri di quota portandomi con l'auto in Malga Sorgazza, ma mi pare davvero più bello partire a piedi... e salirmela, godermela (e soffrendomela) tutta, è un salto da circa 1900 metri di dislivello, ma il rintronamento che tipicamente mi caratterizza al mattino non mi consente di farmene un problema.

Mi metto di buona lena lungo la strada, passo di gran carriera la Sorgazza e guadagno rapidamente i 2000 metri di quota.
Ma è quando il sentiero si inerpica che le cose si fanno più serie, perchè in effetti dopo la prima ora e mezza di cammino forzato, ora che devo "tirarmi su" corpo zaino e tutto quanto, inizio a sentire la fatica, le gambe si piombano, il fiato si addensa.

Superato il crocevia nei pressi del Valon di Cima d' Asta arrivo finalmente in quello che è il vero mondo di roccia di questa montagna.



Siamo sulle laste.
Lavagne compatte di duro granito.

(...Sullo sfondo le cime del Passetto.. )

E finalmente... la si intravede emergere dalle laste..
a questo punto, sembra fatta ma....
anche no !!!


Anche perchè il tracciato non gira più per tornanti, ma sale dritto sulla linea
di massima pendenza, si sale in appoggio sulle laste ed è più ripido di quando non sembri..




Arrivato nella conca del lago tiro dritto per andarlo a vedere. E' qualcosa di unico, anche ad averne visti altri, di laghetti alpini, tanto è così incastonato quasi fosse lo smeraldo della corona di un re, ed è così puro, così limpido. Si ha l'impressione che tutto sia .. pulito qui.
Il lago ha una superficie di circa 90.000 mq, una profondità massima di circa 38 metri, e le sue acque sono davvero trasparenti. Il disco bianco di Secchi, test con cui si misura la trasparenza dell'acqua di invasi come questo, è risultato visibile a 18 metri profondità.


Il rifugio Ottone Brentari.
Voluto dalla S.A.T  all'inzio del secolo scorso, venne inaugurato nella sua prima costruzione a "cubo" il 24-Agosto del 1908. Passato indenne gli eventi bellici della Grande Guerra, soccombe alla rovina portata dal secondo conflitto mondiale. L' odierna costruzione viene inaugurata il 10 Agosto del 1952.

Traggo dal bel libro  "CIMA D'ASTA - Proposte per un escursionismo esplorativo- di Vitlacil- Gioppi, testo che consiglio a chiunque conosca, voglia conoscere e amare questa montagna, il ricordo tratto dalla relazione di Carlo Zanghellini, costruttore incaricato per i lavori di edificazione :

".. trascorremmo mesi nella costruzione, tra disagi indicibili. Tutti i materiali occorrenti per la costruzione del rifugio vennero portati lassù a schiena d'uomo da lontananze incredibili. "


Fa riflettere a a noi comodi escursionisti nella nostra comoda epoca, che comodamente ci godiamo gli agi di rifugi alpini come questo, e come questo tant'altri, lamentandoci pure che tanto comodi non siano, tante, bellissime volte !!


Ecco una visione completa del gioiello della corona...


Si sale verso la Forzelleta...roccie montonate, plasmate dal tempo della natura con la pazienza di milioni di anni, rocce, spezzate in un attimo dall'ira latente del gielo, irte al cielo come urla.

Pare una gradinata quasi...
E' questo mare di roccia ora  in tempesta ora in quiete il mondo di questa stella appoggiata in terra.                                                                  
Salendo, siamo quasi al valico.



Cielo profondo... da qui si entra nel cuore di questa montagna, il mondo pietrificato. Terribile e fantastico. E sembra anche un tuffo nel tempo, in un giorno di vent'anni prima.
La fregatura di questo tratto del percorso è che si arriva qui già abbastanza stanchi, essendo il passo a quasi 2700 metri, poi però se ne perdono circa 80 che è necessario riguadagnare nella sassosa erta finale che conduce alla cima.
Salendo incontro già gente che scende, è ormai mezzogiorno.
Sono un po' trafelato. Arrivato in cima temo che mi appendano alla croce di vetta...




"Nifheimr" , la terra delle nebbie, nella mitologia nordica.
Esse rimontano, si addensano parendo venire da nulla, dalla giornata più splendente possono fare oscurità.
E' il lato oscuro di questo mondo... dopo mezzogiorno spesso il giorno cessa..



Siamo in vetta.

Magnificenze.

Qui sotto vista verso la Catena di Lagorai nella sua tratta inziale, dal Colbricon fino al Cauriol.
Sul retro si intravvedono un po' di dolomiti nella zona delle Pale di San Martino, in tal caso Monte Mulaz.




Lassù... c'è davvero un non so che di tibetano. In questi anni mettere le bandierine votive sulle vette è diventata quasi una moda, qui però trovano davvero una collocazione ideale.

 

Sopra a sinistra il trafelato sottoscritto, a destra il Bivacco Cavinato, posto proprio sulla cima.




La Cima dei "Diaoli", che per la cresta omonima trova prosecuzione nel formidabile Col del Vento,
il braccio nord della "stella" che si diparte dal versante della Val Vanoi.


E' ora di tornare giù. Le nubi salgono, tra poco saranno ovunque.

Sceso dalla vetta , passato al Brentari per una goulash suppe calda, ci si ributta in val Malene.
Qui la Cima del Passetto.


Rocce granitiche e verde.
Verde soprattutto.
Nella zona di Cima D'Asta sono stimati circa il 2% delle foreste trentine, circa dieci milioni di alberi..
(spero che non li abbiano contati uno ad uno !!! ).

"Chi di verde si veste, di beltà si bea".
Diceva un antico detto.


Le caratteristiche ossidazioni ferrose che danno una tinta calda al granito di queste montagne, differenziandolo, come accennavo più sopra, alla tonalite dell' Adamello.




Le cime del Passetto mi salutano dall'alto, ormai calato di quota in direzione di Malga Sorgazza l'escursione alla grande cima volge al termine. Mancano più di sei km su strada al campeggio Val Malene.
Se mi danno un passaggio mi sa che lo accetto, visto che i miei piedi ormai sono ex piedi, più simili a una wienerschnitzel che a un paio di zampe... 


Andrea G. 10/09/2010


domenica 29 agosto 2010

Dante's Peak _ Bismantova


« Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
montasi su Bismantova in cacume
con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;

dico con l'ale snelle e con le piume
del gran disio, di retro a quel condotto
che speranza mi dava e facea lume 
»




Quando ero piccolo ricordo che avevo paura del vuoto, in maniera terrificante.
Già salire la scala a pioli che portava sul fienile della casa di mio nonno mi faceva letteralmente "cagare addosso".
Quando nel 1980 venni qui per la prima volta, in gita domenicale, mio padre mi portò vicino al ciglio del burrone :
Mi risucchia ancora se ci penso.
Non ora, 
ora mi fa una "paura" normale, se non sono assicurato, se sono assicurato con corda, non mi fa nemmeno quella.
Ma se penso a quel momento di un estate in cui non avevo ancora otto anni compiuti sento ancora vivo quel vuoto risucchiarmi entro.
Del resto la Pietra è davvero qualcosa di cui ci si chiede come mai sia finito lì.
Un enorme masso erratico di arenaria   rimasto lì, poggiatosi su un fondo marnoso e argilloso della nostra collina medioappenninica. 




Ma potrei sbagliarmi, vado a memoria e non sono un geologo.




Certo che.. la tentazione di pensare, fantasticando un' epoca remota mai stata in cui bambini giganti giocavano per queste che erano per loro pianure  e lasciassero lì uno di questi sassi, mi è venuta, anzi, l'ho proprio pensata !
Loro non avevano paura del vuoto, erano grandi e il vuoto lo facevano,
e hanno lasciato lì un sassolino.
Un sassolino terrificante per noi..
piccoli.


Lo strapiombo.
Le vie che percorrono queste torri, questi spigoli, sono estreme.
Si tratta di una montagna anche da "ciabatte", nel senso che per il semplice sentiero se ne raggiunge facilmente la sommità che si presta bene per i picnic domenicali, ma si tratta anche di una montagna temibile. Gli alpinisti lo sanno.
La singolarità di questa montagna è la solidità della sua roccia, le arenarie che compongono le vette maggiori, più alte, del crinale appenninico non sono così solide, sono costituite a strati, come dei dolci "millefoglie" si sfaldano.
Il Gigante è fatto così, di roccia che si sfalda.. è forte perchè è grande,
la Pietra invece è forte perchè solida. Ricorda uno di quegli omini "tuttonervi" piccoli ma temibili.
Quando venni qui nell''estate del 1980 in cui non avevo ancora otto anni compiuti ricordo che mio padre mi portò sull'orlo del salto.
Se ricordo quel momento sento ancora il vuoto urlarmi dentro, risucchiarmi fuori, e giù.











Il "Diamante". Figlio piccolo, coi sui fratellini, della pietra. Uno di quei sassolini che i Bambini Giganti si toglievano dalle scarpe, o che ne rimanevano sotto le suole.
Il Diamante rappresenta una palestra d'arrampicata ideale per i climbers, esso vede attrezzati sui due lati maggiori diversi "monotiri", vie di arrampicata brevi assicurabili tramite uno solo tiro di corda, anche dall'alto raggiungendo per via comoda la sommità del masso e passando la corda nell'anello fisso posto lì sopra. Alcuni sono semplici, adatti per chi inizia, altri invece sono davvero difficili, per esperti che vogliano lavorare sulla tecnica senza le problematiche ambientali date dalle vie più lunghe percorrenti le pareti maggiori della Pietra.




La vista dalla cima, sempre bella, con un cielo screziato di temporali ormai smontanti. 
A 12 mm con il 12-24 il campo è largo, tanto cielo e le vette del crinale schiacciate, sulla linea d'orizzonte si vede la piccola piramide del Cimone, sulla zona sinistra-centrale, e il Gigante sulla destra.


E' una montagna per tutti, per gitanti domenicali e per gli alpinisti. La difficoltà più grossa di questo ambiente per me è ora resistere al profumo di gnocco fritto che sale dal rifugio e dal ristorante sottostanti, infatti ora che sto per chiudere questo post, e sono le tredici e trenta, lo sento ancora, e la fame monta. Quindi, vado a pranzo, salutando giganti e bambini giganti e gli insettini che si divertono sulle loro spalle :)).


Andrea G. 29/08/2010