Benvenuti alla Malga dell' Uomo Selvatico !


Benvenuti alla Mia Malga ! MalgaBart vuole essere una... baita virtuale, dove raccolgo pensieri, esperienze e soprattutto immagini da me prodotte sulla vita che amo, la vita all'aria aperta, in montagna, in natura.
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Un saluto ... muggito ! :D

Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

domenica 29 agosto 2010

Dante's Peak _ Bismantova


« Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
montasi su Bismantova in cacume
con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;

dico con l'ale snelle e con le piume
del gran disio, di retro a quel condotto
che speranza mi dava e facea lume 
»




Quando ero piccolo ricordo che avevo paura del vuoto, in maniera terrificante.
Già salire la scala a pioli che portava sul fienile della casa di mio nonno mi faceva letteralmente "cagare addosso".
Quando nel 1980 venni qui per la prima volta, in gita domenicale, mio padre mi portò vicino al ciglio del burrone :
Mi risucchia ancora se ci penso.
Non ora, 
ora mi fa una "paura" normale, se non sono assicurato, se sono assicurato con corda, non mi fa nemmeno quella.
Ma se penso a quel momento di un estate in cui non avevo ancora otto anni compiuti sento ancora vivo quel vuoto risucchiarmi entro.
Del resto la Pietra è davvero qualcosa di cui ci si chiede come mai sia finito lì.
Un enorme masso erratico di arenaria   rimasto lì, poggiatosi su un fondo marnoso e argilloso della nostra collina medioappenninica. 




Ma potrei sbagliarmi, vado a memoria e non sono un geologo.




Certo che.. la tentazione di pensare, fantasticando un' epoca remota mai stata in cui bambini giganti giocavano per queste che erano per loro pianure  e lasciassero lì uno di questi sassi, mi è venuta, anzi, l'ho proprio pensata !
Loro non avevano paura del vuoto, erano grandi e il vuoto lo facevano,
e hanno lasciato lì un sassolino.
Un sassolino terrificante per noi..
piccoli.


Lo strapiombo.
Le vie che percorrono queste torri, questi spigoli, sono estreme.
Si tratta di una montagna anche da "ciabatte", nel senso che per il semplice sentiero se ne raggiunge facilmente la sommità che si presta bene per i picnic domenicali, ma si tratta anche di una montagna temibile. Gli alpinisti lo sanno.
La singolarità di questa montagna è la solidità della sua roccia, le arenarie che compongono le vette maggiori, più alte, del crinale appenninico non sono così solide, sono costituite a strati, come dei dolci "millefoglie" si sfaldano.
Il Gigante è fatto così, di roccia che si sfalda.. è forte perchè è grande,
la Pietra invece è forte perchè solida. Ricorda uno di quegli omini "tuttonervi" piccoli ma temibili.
Quando venni qui nell''estate del 1980 in cui non avevo ancora otto anni compiuti ricordo che mio padre mi portò sull'orlo del salto.
Se ricordo quel momento sento ancora il vuoto urlarmi dentro, risucchiarmi fuori, e giù.











Il "Diamante". Figlio piccolo, coi sui fratellini, della pietra. Uno di quei sassolini che i Bambini Giganti si toglievano dalle scarpe, o che ne rimanevano sotto le suole.
Il Diamante rappresenta una palestra d'arrampicata ideale per i climbers, esso vede attrezzati sui due lati maggiori diversi "monotiri", vie di arrampicata brevi assicurabili tramite uno solo tiro di corda, anche dall'alto raggiungendo per via comoda la sommità del masso e passando la corda nell'anello fisso posto lì sopra. Alcuni sono semplici, adatti per chi inizia, altri invece sono davvero difficili, per esperti che vogliano lavorare sulla tecnica senza le problematiche ambientali date dalle vie più lunghe percorrenti le pareti maggiori della Pietra.




La vista dalla cima, sempre bella, con un cielo screziato di temporali ormai smontanti. 
A 12 mm con il 12-24 il campo è largo, tanto cielo e le vette del crinale schiacciate, sulla linea d'orizzonte si vede la piccola piramide del Cimone, sulla zona sinistra-centrale, e il Gigante sulla destra.


E' una montagna per tutti, per gitanti domenicali e per gli alpinisti. La difficoltà più grossa di questo ambiente per me è ora resistere al profumo di gnocco fritto che sale dal rifugio e dal ristorante sottostanti, infatti ora che sto per chiudere questo post, e sono le tredici e trenta, lo sento ancora, e la fame monta. Quindi, vado a pranzo, salutando giganti e bambini giganti e gli insettini che si divertono sulle loro spalle :)).


Andrea G. 29/08/2010

martedì 24 agosto 2010

Green&Blue : Monte Sciliar e Alpe di Siusi


Lo Sciliar visto dalla strada che sale da Siusi.

Una mia conoscenza di qualche anno fa soleva dire riguardo all' Alpe di Siusi che tanto amava : "Per me è il posto più bello del mondo".
Le affermazioni assolute sono sempre aleatorie e tuttavia spesso sono grandi verità rispetto alle realtà interiori che esprimono, in quanto, se è vero che non siamo soli al mondo e che "il mondo non sono io" è anche vero che la percezione di un' esperienza e quindi la sua interiorizzazione sono caratterizzate dall'unicità, in questo senso, sempre relativamente parlando puo' essere vero anche che "l'unico punto di vista che conta è il proprio" .. attenzione però a non esagerare in deliqui solisipstici, vivendo in società la cosa non potrebbe esser del tutto salutare . :).

Dell' Alpe avevo già parlato in veste invernale, nell'articolo dello scorso dicembre http://malgabart.blogspot.com/search?updated-min=2009-01-01T00:00:00%2B01:00&updated-max=2010-01-01T00:00:00%2B01:00&max-results=48

Il fascino invernale di questa montagna, la purezza che realizza nel suo mondo fatto bianco ha dell'incredibile, le suggestioni cristalline con cui avvolge il visitatore hanno a volte dell'estatico, tuttavia è in estate che l' Alpe mostra tutta la potenza immane, prepotentemente vitale, del suo fascino fatto di verde, dell'odore dei pascoli, del loro suono, del loro odore, in quella che diventa una totale immersione "sinestetica".

Diventa difficile in fotografia rendere quell'atmosfera immersiva, composta  appunto di tutti i nostri sensi che si amalgamano, si confondono e si esaltano vicendevolmente.
Diventa difficile, ci si prova con i contrasti, con quello che è il linguaggio emotivo del colore che ha la potenzialità di stimolare sensi che non sono  solo "visivi".
E' è una sfida difficile, ma forse è l'unica vera ragione del mio fare fotografia.




Lo Sciliar nel suo classico profilo e il suo caratteristico "Dente".
Nelle leggende tradizionali considerata "magica", come molte montagna dalla personalità individuale e isolata, in senso più prosaico a me viene in mente che è la montagna di una nota marca di wafers (i più buoni, per me, per altro). Avete presente i nanetti tutti felici e pimpanti che "scendono dai monti cantando tutti in coro" ?
Ebbene, si immagina che scendano da questa montagna qui, anche se non li abbiamo visti, forse.. sono in ferie anche loro !!

Ironie bucoliche. Non abbiamo incontrato i nani, ma altri simpatici soggetti in gran quantità e qualità. Le ironie sulla coppia qui sopra si sono naturalmente sprecate, così come sulle bizze della mucca rampante qui ritratta a fianco...
Proseguiamo lasciando l' Alpe e inoltrandoci quindi lungo il sentiero che consteggiandolo sul lato orientale risale il massiccio, compatto e dolomitico, dello Sciliar.



Forse uno dei momenti più belli di questa escursione...


Alta via.
Saliti lungo il costone per il sentiero (segnavia locale) n° 5 denominato "turistenweg" arriviamo sui pianori dell' Altopiano dello Sciliar, da qui si dirama il sentiero (segnavia CAI) n° 594 che conduce al Rifugio Alpe di Tires e da li al gruppo del Catinaccio.
Da notare il colore rosso del pietrisco che fa da fondo al sentiero, caratteristico colore della "Dolomia Sciliar",
questa particolare dolomia  si è generata da un antichissimo fondale marino, quello del mare di Teti preesistente all'attuale mediterraneo.
Sullo sfondo, contro la luce mattinale, quello che è il signore assoluto di questo panorama :

Il già citato Gruppo del Catinaccio. (vedi articolo).


Veduta ampia sull'intero gruppo, sulla sinistra ai margini il Sassolungo e Sassopiatto.


Fumante Cima Catinaccio. Sullo sfondo, a destra, la Cima di Cece, già vista nell'articolo su Passo Brocon.


In arrivo, nei pressi del Rifugio CAI Bolzano allo Sciliar.
Si tratta di uno dei rifugi più storici e più belli di proprietà della sezione bolzanina del sodalizio alpino.
Si respira davvero aria di altri tempi.


Ci  avviamo verso la cima principale, detta Monte Pez (2563), contrariamente a quanto si usa comunemente, la cima principale, più alta, è questa e non quella denominata Sciliar che si ferma a 2444 m di quota.
Altre quote importanti sono quella del "dente", ovvero cima Punta Santner e Punta Euringer (Euringer era un importante geologo del IX secolo, immagino, suppongo, centri qualcosa con questo oronimo).
A questo punto come si vede il più è fatto.. la cima è un colle adagiato che sale molto morbidamente, assumendo un centinaio di metri di dislivello in circa seicento metri lineari. Si sale quindi senza affanno.

Non potevano mancare le stelle alpine su questo idoneo colle calcareo.
Esse prediligono questo fondo, è del resto quasi impossibile trovarle su montagna di diversa roccia, come sui graniti o sui porfidi.
In Lagorai, in Cima D' Asta, e sulle alte montagne
dell' Adamello non se ne trovano.

datemi una mano !!!
Vorrei vedere tutta la pazienza hanno dovuto mettere quelli che hanno composto questo "disegno lapideo",
io mi sarei fermato a un dito ! (fate voi quale !! )


Sulla vetta.
Cima tranquilla, non di pretese alpinistiche, ma con grandi dote estetica nella vista che regala. Sicuramente una ascensione di grande remunerazione a fronte del non eccessivo impegno fisico richiesto per realizzarla.



E solarità. Senza compromessi.


Serpente rosso per prati verdi... sempre l'alta via che va verso il Tires.





Il rifugio..










Dopo aver "provato" il rifugio per pranzo.. il relax sui prati diventa d'obbligo.


Guardando all'insù le nuvole e il planare abile e scanzonato dei gracchi alpini..



Campanula.












E' cambiata la luce sul Catinaccio...


e sta cambiando anche il tempo...































Si decide quindi di incamminarsi a valle.
Si rientra per lo stesso sentiero, anche se l'itinerario più bello in questo caso sarebbe l'anello chiuso verso lì Alpe di Tires.





















La vastità dell' Alpe, sullo sfondo il Gruppo del Sassolungo e del Puez.



To Sky.

Sembra un nuvolone di Fantozzi quello che appoggia sul Sassolungo.. o come se la montagna avesse i suoi "5 minuti".
Ma sopra le nuvole c'è sempre altro cielo.


Incontrati altri amici (qui sopra. Signora Indolenza) giunge il momente dell' Ultima Birra...
rito irrinunciabile del mio andar per montagna.
Qui al rifugio Saltner  passano inoltre dolci, torte, e yogurt ai frutti di bosco che hanno dell'irresistibile.

E del resto.. come dicevano i Borg in Star Trek.. "la resistenza è inutile" !!
E quindi la giornata si avvia alla conclusione......
la luce è calante, lascia i toni clamorosi di questa pattina per le morbide pennellate di una luce ponente che filtra tra le cupaggine del nuvolone appoggiatosi allo Sciliar.
L'atmosfera è come decantata, al massimo del suo livello di pace possibile. Non si vorrebbe altro in momenti come questi.


To back..




To end.. fino alla prossima, naturalmente. Io non mi stanco di tornare.


Andrea G. 24/08/2010

domenica 22 agosto 2010

Passo Brocon... un idea per una passeggiata tranquilla tra bellissimi panorami e... mucche.





Insula...
Cosa non viene fuori da una pozza d'acqua in parcheggio sterrato.

Mi alzo preso, come spesso capita dormendo in tenda, la luce entra forte e non ti permette di indugiare molto, se il sonno non è ancora veramente forte.
Salgo al Passo, sono pochi km da Val Malene, dove mi trovo in campeggio, la giornata è meteorologicamente incerta e voglio.. "vincere facile", e godermi un po' di aria, di sole.. e di vastità.
Passo Brocon si trova nella parte sud-est della Provincia di Trento, è raggiungibile dalla Valsugana sia dalla parte di Grigno che, strada più comoda e accesso principale da Strigno.
Si appoggia a 1616 metri di quota tra le ultime propaggini del gruppo dei Lagorai- Cima D' Asta e il Monte Agaro che da questi geologicamente si differenzia essendo una elevazione di calcare prima della zona granitica di Cima D'Asta e poi i porfidi dei Lagorai.
La zona è interessante dal punto di vista escursionistico, in quanto da accesso, a nord, al sottogruppo di Tolvà nella zona di Cima D' Asta, mentre a sud permette facili escursioni sulle balconate panoramiche date dai monti Agaro e Coppolo, che con i loro circa 2000 metri di elevazione a strapiombo sul fondovalle della Valsugana  in quel tratto rimanente anche 1800 metri più in basso risulta sempre suggestivo e impressionante.
Proseguendo sulla strada del passo, essa ci conduce, tortuosamente nella bella e appartata Valle del Vanoi.

Non è una zona "di nome", ma certamente non pecca in bellezza, generosìtà, e remuneraritività verso chi ne percorre i sentieri.
La zona è anche un punto di interesse per gli sport invernali, gli impianti di passo Brocon che, in realtà si concentrano un po' prima, sulla schiena settentrionale del monte Agaro costituiscono uno spot invernale certo non della importanza di altre più rinomate località sciistiche delle vicine Dolomiti, tuttavia sono più che sufficienti a garantire giornate di divertimento agli appassionati, anche in forza di quello che per molti è un punto debole, ovvero la non grande dimensione del comprensorio cui però fanno da contropartita minore prezzo e affollamento. La zona del resto è soggetta a buon innevamento, e la cornice paesaggistica davvero suggestiva.
Inoltre sono state allestite piste illuminate e si sta procedendo di gran lena al potenziamento delle strutture impiantistiche, specie per l'innevamento artificiale (cosa di cui penso non sia bene abusare, tuttavia imprescindibile per una moderna località sciistica che abbia un minimo di pretesa sulla qualità del servizio offerto). Ovviamente, non puo' mancare, in tal senso, un sito istituzionale : http://www.brocon.it/

Ma ora veniamo alle mie passeggiate..
mattutine..
e serali.


Cielo drammatico su quelle che per me sono la rappresentazione estrema dell'indolenza realizzata : Le vacche al pascolo !


La stradina che dal passo conduce alla zona delle Malghe, Zanca e Arpaco. Quest'ultima è anche un punto di ristoro. Non ho avuto occasione di provarla, ma mediamente la qualità dell'offerta gastronomica dei rifugi e delle aziende agrituristiche presenti in gran varietà in tutta la zona della Valsugana e del Tesino è davvero alta,
canederli, strangolapreti alla trentina, lucanica e carne salada, il tutto accompagnato con ottima polenta, funghi e formaggio fuso... rappresentano davvero una benedizione per gli amanti della buona tavola e .. escursionisti affamati, il tutto in genere a prezzi molto accessibili.

Mucche.. dicevo... e la loro indolenza proverbiale.. il cielo si scurisce, il mezzogiorno si addensa e porta tempesta, ma loro non se ne curano.


Sullo sfondo la cresta della catena di Rava, sottogruppo di Cima D' Asta, cui spicca la caratteristica guglia del Frate. E intanto loro non se ne curano, mentre la sera cala.


a Ovest :
Stretto e drammatico, sulla cresta di Rava.


a Est, stretto, cupo e onirico sui bastioni meridionali delle Pale di San Martino.


Cima Cece alle brume della sera.
La vetta con i suoi 2754 costituisce la maggiore elevazione della Catena di Lagorai
propriamente detta.
Non è di altitudine assolutamente importante, tuttavia si sa imporre, e la sua salita è sempre di grande soddisfazione. Oltre si scende nelle valli del Travignolo e poi in Fiemme nella zona di Predazzo per la Valmaggiore.


Le Regno delle Pale di San Martino.


e il loro Re, il Cimon della Pala.

Ormai è davvero sera, l'enrosadira è passata, la notte incombe.


Loro, però, non se ne curano.
Che abbiano capito tutto ?



Andrea G. 22/08/2010