Benvenuti alla Malga dell' Uomo Selvatico !


Benvenuti alla Mia Malga ! MalgaBart vuole essere una... baita virtuale, dove raccolgo pensieri, esperienze e soprattutto immagini da me prodotte sulla vita che amo, la vita all'aria aperta, in montagna, in natura.
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Un saluto ... muggito ! :D

Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

sabato 27 dicembre 2008

Il Mostri (Mostruoso Natale)















E' lo stanco pomeriggio del giorno di Natale.
Sopraffatto da soverchianti forze enogastronomiche che sotto mentite spoglie amichevoli si presentano in realtà con intenzioni e conseguenti effetti ostili, mi sveglio assolutamente torpido dalla buca che ho scavato nel divano e dalla quale mi sollevo quasi fossi un mostruoso zombie.
 Mostruoso è lo stato in cui mi riduce regolarmente il pranzo di Natale, la combinazione tra la cucina delle madri mia e di mio cognato, quest'ultima massima artefice in quanto nostra ospite (nell'accezione di colei che ospita), non ultimo fattore per importanza, l'ambientazione del Faldo, borgo sperduto fra le montagne, un ambiente che non so come mai mette ancora più fame di quella normalmente concepibile in occasioni come queste.
Mostruoso devo apparire, con la faccia pesta, gli occhi gonfi, il passo pesante e ciondolante, detesto essere in questo stato psicofisico, aborro la mania imperante di inciccionirsi alle feste, del resto però è l'unica concessione che cedo al tradizionale tour de force festivo, perchè mi piace l'intimità che si crea, e accidenti, devo anche dire che sono pur sempre una forchetta formidabile !

Mostruoso mostruosamente esco a prendere aria nella speranza di tornare ad umanizzarmi.
L'aria è mostruosamente tagliente ma al tempo stesso l'atmosfera è stupendamente magica, l'aria e cristallo che riverbera il sole ormai lontano, il cielo per poco rasserenato disegna ombre lunghe, forme strane, bizzarre, insolite, curiose.. 

















mostruose.

Non sono l'unico mostro in circolazione nel pomeriggio di Natale nella Valle del Dragone... a quanto..
pare..


Andrea G. 27/12/2008

domenica 23 novembre 2008

Il Cimone si prepara l'abito bianco..

C'è un freddo di quelli veramente robusti, perlomeno essendo il primo così mi pare. Salgo a vedere se il Cimone si sta preparando per le feste. Noto con piacere il lavorìo incessante dei cannoni da neve, i loro bianchi pennacchi andare a formare e poi ingrossare il serpente bianco. Ma poi.. quando sarà neve, quella vera, il serpente bianco neanche si noterà piu. Vediamo che succerà nelle ultime ore di questa notte... vediamo...


Andrea G. 23/11/2008

sabato 22 novembre 2008

Neve (Ricordando e attendendo)


Ricordo che tre anni fa, un sabato pomeriggio di dicembre ci fu una bella nevicata precoce a Sassuolo, partì timida, poi decise di punto in bianco di posarsi in uno strato di una trentina di cm nel giro di un' ora e mezza.
In quel periodo ero senza automobile, lavoravo all' ipermercato e dovevo inziare il pessimo turno dalle 17 alle 21, pessimo in quanto di sabato pomeriggio, pessimo perchè non si aveva mai voglia di fare quel turno, pessimo perchè il tempo sembrava un mezzo con le ruote quadrate, non scorreva, scattava, di tanto in tanto... e nevicava sempre più, andare in bici non potevo, troppo rischio e troppo da bagnarsi, il mezzo pubblico era comodo e fermava davanti a casa mia, ma sarebbe stato sicuramente in ritardo per via della neve, quindi decisi di attrezzarmi con giacca in goretex e scarponi da montagna con tanto di ghette e con mezz'ora di anticipo mi avviai a piedi, fu una bella camminata sotto la neve. Arrivato a Panorama sembravo Messner, mi mancava solo la piccozza e la bottiglia di acqua minerale.
Dentro erano tutti tra il contrariato e l'incavolato per e contro la neve, io che invece avevo fatto mezz' ora a piedi sotto la nevicata per arrivare al lavoro avevo un sorriso ebete in faccia che nessuno era in grado di capire.
Ricordo anche che quando eravamo piccoli io e il mio migliore amico stavamo , anche in estate, delle ore a parlare della neve e non vedendo l'ora che arrivasse... non siamo cambiati anche lui, che ora ha una ditta di cui attualmente sono dipendente e quindi è il mio "capo" mi fa "spero che nevichi, anche giù, frega nulla se si va più piano in macchina". 
A distanza di anni e di vicende, con le normali preoccupazioni della vita da adulto, con le responsabilità, famiglia, figli, lavoro mi ritrovo ancora a sentire quel ragazzino con cui si fantasticava di quel concerto di silenzio, dell'odore umido e freddo, dell'impronte piccole, scricchiolanti, su quel fondo bianco.
Credo che fino a che c'è neve e chi la ama c'è speranza per questo mondo, perchè ci mantiene vivi come i ragazzini lo sono, salva quel castello di fantasia che sembra perdutò ai più, e, cosa più straordinaria, non è necessario essere degli "immaturi" per continuare a fare vivere l'incanto.

Andrea G. 22/11/2008

lunedì 17 novembre 2008

lunedì 3 novembre 2008



Aria.
Aria, enfia il petto e se ne va quasi sbattendo la porta, iniziamente va e viene in moto frenetico, poi diviene regolare fino a divenire un moto armoniso, ondoso.
Finalmente come nell' emersione da una prolungata apnea si torna a respirare. 

E' buffa e strana la natura umana, almeno la mia. Ho appena lasciato un posto di lavoro che, certo, sicuro non era, ma che avrebbe anche potuto diventarlo, dove avevo realizzato un mio sogno dichiarato anche se non so con quanta inconscia insincerità, ovvero di essere pagato per non fare nulla, tutto questo, sottolineo, senza frode alcuna, in modo assolutamente onesto e lineare, perchè davvero non facevo nulla perchè nulla c'era da fare, lo prevedeva la posizione data la situazione. Più realmente, tale "nulla" era "un molto poco" che a me era giunto a apparire e essere vissuto nulla. Essendo vissuto nulla tale nulla si era fatto sommessamente contaminante, in modo inesorabile vista la copertura data dalla assoluta apparente comodità della situazione, inziando a vivere il nulla si finisce per vivere sempre meno, fino al nulla, eventualmente.
Nulla le giornate, nulla di se in queste, di nulla, anche se monetizzato in una busta paga non si vive. E inzialmente i libri mi aiutavano ad uccidere il tempo nei tempi morti immensamente lunghi di quel piccolo ufficio di cui ero l'unico occupante, salvo le comparse dei vari autisti e personaggi che mi apparivano come ombre, ma era la mia contrufigura a interessarsi di costoro.Questo deliquio giunse a farmi scherzare con un mio amico, uomo dall'età matura che ha speso la sua vita nella ricerca e nella professione universitaria, irridendogli il fatto che io, al contrario di lui, ero un vero ricercatore, in quanto da semplice impiegato alla "pesa" avevo molto più tempo e voglia di lui da dedicare a Platone, Russel, e Bukowski e Dostoevskij, (con i risultati alterni che una mente bacata come la mia puo' produrre, visto soprattutto l'ultima coppia che propongo in abbinamento).
Tuttavia sono proprio quei libri che mi ricordano come di qualcosa si viva, e non di nulla, che le lettere non bastano, che di vita si vive e non di scrittura e di letture, e che al massimo di vita si scrive e non di scrittura si vive, questo anche quando paiono enunciare il contrario.
Lo spirito si alimenta e si definisce nell'azione, l'azione libera l'energia che non solo si esprime nel senso stretto fisico, ma si esprime pensiero in quanto esso costiuisce riflesso dell'esperienza, tanto nitido quando lo è l'esperienza che lo produce e lo stimola.
Per questo lascio un lavoro ozioso per uno in cui invece devo tornare a versare sudore che mi costringere a chiedere tanto da me stesso, in tal modo, agendo, liberando energia, come quest'energia fosse luce esse illumina chi la porta. Credo sia un fatto di definizione, di ... nitidezza.
Non credo ci sia nitidezza alcuna, con la luce spenta, sogni, più o meno confusi, tuttalpiù.

Il Carè Alto ieri era evidente come una scultura di luce, nel tempo in cui salivo e saliva il battere del cuore, nel tempo in cui il sudore stillava come la prima neve sotto il sole ancora trappo forte, era definito, era ... nitido.

Tuttavia necessito dell' azione per poter, di tanto in tanto giungere finalmente a non far nulla.


Andrea G. (sproloquio del 03-11-2008)






martedì 21 ottobre 2008

Randoom Touring : "Passaggi di stato" vagabondando per la gardesana e dando un 'occhiata qua e là.



Sono già in strada e sento Karin al telefono:
"bartolino, dove sei ?" fa lei,
"sono un po' in ritardo, ho dei tempi di mobilitazione che sono un po' quelli di.. insomma, non sta bene dirlo..." ... 
"se un po' 'ome 'na fiia" risponde lei toscanamente, 
"voi come siete messi ? " , 
"siamo a piedi 'ol chèmpeer, tu 'un sai la sfiga, stiamo andando a prenderlo in officina, tu vieni su
 pure con calma.."Bene.

Con calma..

Con molta calma..

Calma e gesso, dicono i giocatori di biliardo.

E risparmiando la meccanica proseguo poi lungo l'A22.

Il piano prevederebbe di dirigersi a Verona, prendere la Milano Venezia e uscire a Brescia Est, da lì poi a destinazione, invece io continuo a risparmiare la meccanica (e che meccanica poi !) e proseguo verso Affi, lì esco, lì mangio un trascendentemente gustoso BigMac, giusto perchè di
 tanto in tanto va anche bene abbandonarsi agli istinti più sordidi, dopo di che, dopo aver
 osservato le famigliole i cui pargoli vengono avviati sulla via del colesterolo, mi avvio per la mia,
 visto quella del colesterolo ormai la conosco, tralasciando il fatto che non ancora idea di quella che mi appresto a percorrere.
Ad ogni incrocio e rotatoria mi lascio guidare dall'istinto, dalla voglia del momento. C'è tempo per arrivare a Gavardo, è bello prenderla larga.
E ogni tanto mi fermo.




L' angolo inaspettato, sono alla guida, in corrispondenza di un tornante si apre per una finestra arancione nel verde. mi fermo, e in questa tana del bianconiglio ci perdo una mezz'ora abbondante, devo richiamarmi all'ordine per impormi di tornare in auto.







Ho voglia di vivere la quiete del lago, sotto il tepore caldo delle tinte autunnali.
Ecco cosa mi guida.







Il lago riflette, 
il lago ascolta,
il lago raccoglie,
il lago parla,
il lago tace,
il lago muove,
il lago sta.

....E ora muovo alla volta di Gavardo percorrendo ancora le rive benacensi fino a poco prima di Salò, alla fine di un piccolo giro del mondo ritorno nel mondo del movimento.

Ora è di nuovo azione e adrenalina,tuttavia con moderazione, capita infatti a volte che nel movimento l'armonia prenda forma.




E il resto... è un altra storia.




Andrea G.  il 21/10/2008




martedì 14 ottobre 2008

11-10-08 - Pedalando tra il Grasparossa dopo... il Grasparossa.



E' un bel sabato mattina di Ottobre quando mi trovo con Enrico nei pressi di Castelnuovo Rangone per iniziare un tranquillo “quarto di week-end” di paura. A dire il vero la paura maggiore era data dai prodromi della sera prima alla Taverna Paradiso che sono diventati postumi alle luci del giorno seguente;"il" gnocco fritto era eccellente, così come il  vino, vino che però si farà sentire al termine
 della prima salita dura. la questione è sempre la medesima, o si fa vita da atleta oppure ci
 si concede ai vizi della tavola. Qualcuno che sono sicuro sta leggendo in questa pagina penserà sicuramente che ciò è una classica scusa, e che ormai io sono (siamo, caro mio :-) ) troppo
 vecchio per queste cose; in effetti non mi sento di sconfessare la prima parte di questa tesi,
 ovvero che sia una scusa anche molto efficace, in quanto concedersi alcuni piaceri 
è indubbiamente  divertente, corrobora lo spirito ludico, rallegra la mente e consente di
 mascherare le lacune  atletiche.

Visto e considerato che sarebbe una vita grama quella che mi vedrebbe sacrificare il piacere dato dalla buona gastronomia tradizionale e dal buon vino, nonché dalle birre più fresche e pastose, in nome di una prestanza atletica che comunque non troverei mai e in definitiva non mi sarebbe poi tanto utile, quindi preferisco godermi la vita e avere una buona scusa da utilizzare nel caso di uscite con tipi superallenati come Enry, specie nel momento in cui questi mi “dia la paga“.


Ecco qui sopra  l' attacco di del tratto sterrato di via Spagna, ovvero "lasciate ogni speranza, o voi che' entrate, più sopra quel gran bell' uomo del mio amico Enry, cui voglio un gran bene ma a volte non troppo, come per esempio avverrà un quarto d'ora più tardi. Il fondo che segue, totalmente sterrato su un terreno argilloso tipico delle nostre colline si mostrerà al momento in cui lo percorriamo molto regolare e asciutto, viste le scarse precipitazioni di questi ultimi mesi. Tuttavia la pendenza specie nella seconda parte diventa impegnativa (approssimativamente oltre il 15 %) e
 il fondo secco comunque pone dei limiti alla tenuta in trazione della ruota posteriore, oltre a una ottimale combinazione di agilità e potenza (occorre mulinare veloce sul rapportino) occorre anche essere concentrati per mantenere l' equilibrio, le due cose sono fra l'altro interrelate, e l'equilibrio, quindi la capacità tecnica di rimanere in sella cala con il venir meno della freschezza atletica.
 Quello che accade più tardi è infatti il venir meno di questo, ovvero la rivendicazione del Grasparossa che mi chiederà conto dell' averne fatto strage la sera prima.

Il termine della salita di Via Spagna introduce alla seconda parte dell'itinerario, passando per il
 Santuario della Madonna di Puianello e poi scendere di quota e indirizzarsi alla salita del Monte
 Tre Croci .



Questa immagine di terra arata e riarsa rappresenta al meglio il mio stato psicofisico al termine di via Spagna. Lo strappo finale, in cui provo ad accelerare, vi vede saltare in un cascata di sudore mente il cuore sembra impazzire e dire "ora scendo".
Enry naturalmente sembra stare meglio di me, invidio un po' ora il suo stato di benessere, e il fatto di non avere scelto un altra sera per la taffiata a gnocco e tigelle (ah.. le solite scuse !!).


Da qui ci si rivolte alla parte del Monte Tre Croci (vedi immagine sopra), detto Golgota, toponimo anche in questo caso che  sarà rappresentativo, anche se poi di croce ne sarebbe bastata una sola (con me attaccato sopra, ovviamente).


L'ambiente è suggestivo, l'atmosfera soffusa nella foschia autunnale mi tiene in uno stato di sospensione tra spazio e tempo, vivo lo stupore con freschezza infantile. Ora non sento più fatica, nessun affanno, neppure tutte quelle schiocchezze sul vino e sugli alibi fasulli. Sto tornando a stare bene e questo mi fa sentire come qualcuno che riemerge dalle acque dopo una lunga apnea.
Questi momenti sembrano portare a una ridefinizione dell'essere. Come se prima vi fosse di me
 un' immagine sfocata e sdoppiata che man mano divenisse una cosa sola, nitida e integra.
Come se si rientrasse in se stessi da altrove.
Ora il Grasparossa è presente solo attorno a me con le rosse foglie dei suoi filari distesi lungo le valli.


Enrico già in vetta, si rilassa. Direi Barabba... ma l'immagine mi fa venire in mente Kagemusha ,
un bel film di Kurosawa che ho da poco rivisto in dvd. Lui attende, fisso come una montagna, perfettamente in sintonia con l' atmosfera di quiete raggiunta.


Poi viene la discesa finale e il ritorno, ancora uno strappo per raggiungere Levizzano e l'itinerario si chiude infine in un anello a otto, solo ormai una formalità il rientro all'auto lasciata nei pressi di Castelnuovo.
Non so quanti km si siano percorsi, quanti metri di dislivello, quante calorie, quanti battiti, come e quanto si sia andato oltre la soglia aerobica, tuttavia anche questa volta, andando fuori, sono rientrato. Domani vedrà un 'altra giornata in montagna, ma questa, è un'altra storia.


Andrea G. il 14/10/2008