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Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

venerdì 29 gennaio 2010

Corona, quello Buono, con due Corona, alla Meridiana...en passant.


Anni fa conobbi l'alpinista, scultore, autore, scrittore Mauro Corona, sottolineo, questi suoi aspetti pubblici, non la persona e di persona, il Corona pubblico quindi, quando ancora non era quasi un fenomeno di massa come ora.

Era la seconda metà degli anni novanta, il Volo della Martora, sua opera prima, fu pubblicato da Vivalda nella collana "I Licheni" , precisamente nel 1997.


Mi sembra ieri, e invece sono trascorsi quasi tredici anni. Lo si conosceva perlopiù nell'ambiente alpinistico, quello delle sezioni CAI e dei club di arrampicata, per le sue imprese alpinistiche e da scultore... e in quel momento iniziava a percorrere la strada della scrittura.

Faceva scalpore ad ogni sua comparsa pubblica, per il suo aspetto forse un po.."trasandato" con quella sua bandana in capo, fuseaux e braccia sempre scoperte, indossati sia che presenziasse al Filmfestival di Trento o a una sua personale di scultura in una sciccosa galleria di Cortina. Addirittura la leggenda disse che rifiutò di vendere una sua opera al Senatore Andreotti in cambio di un "pagherò", "o i soldi, o nulla"sembra avesse risposto ai "messi" del Presidente.

Successivamente arrivò il successo di fronte alle grandi platee, l'essere personaggio pubblico e cavalcarne l'onda che questo comporta, non gli fece perdere la sua onestà e compromissione, rimase sempre se stesso, ridendo persino di tutta questa conclamazione.

Ieri sera alla Meridiana era lì, per sua ammissione, a cercare di vendere libri come una qualsiasi "cialtrone", e diceva: "ci sono i Libri di Fabrizio Corona.. quelli di Mauro Corona…", nel mentre sorseggiava birra Corona "…ironie onomantiche".

Ho quindi visto, per la prima volta dal vivo, il personaggio Corona, e devo dire che non è stato deludente, al contrario ha tenuto banco per due ore, tenendo viva l'attenzione e l'umore della platea, molestando tenacemente la povera malcapitata intervistatrice, inducendomi brutalmente in alcuni momenti, a sbagliare scatto, per effetto dei piegamenti che mi hanno colto con incontrollabile vigore.


Lo "spettacolo di Mauro Corona", si è svolto con il sistematico evitare di rispondere seriamente alle domande dell'intervistatrice, che ha cercato invano per una buona mezz'ora di farlo parlare del suo ultimo libro, con esiti molto infelici per lei, ma davvero esilaranti per noi.. Neanche Fiorello sarebbe stato in grado di infervorare la platea a quel modo.


Gli argomenti sono stati la sua vita da scrittore, il rapporto con la scrittura che è arrivato ad essere reso con paragoni abbastanza coloriti, persino con i guadagni che questa notorietà ha comportato, e quindi il suo rapporto con le cose materiali (in questo frangente ha esplicitamente dato della "matta" alla malcapitata intervistatrice, asserendo di aver intestato tutto alle figlie e alla moglie: "…però basta che poi non mi rompano più i coglioni!").

Il suo rapporto con in beni materiali è del tutto inesistente da quello che si è capito, a meno che non siano esse in stato liquido e non troppo acquoso, dice infatti di aver smesso anche di usare la macchina fotografica per non essere più schiavo di quell'oggetto, di non voler sentire "l'obbligo" dato dal dover correre in paese a comprare le batterie per la paura di ritrovarsele scariche.. e così di seguito, con tanti altri esempi (trovo la sua filosofia di vita molto in linea con "Avere o Essere?" di Erich Fromm): "…mi basta una tenda e un litro di vino a settimana per vivere, null'altro…" e sono anche disposto a credergli, e sono convinto, possa continuare a farlo anche e soprattutto una volta comprata la casa ai figli.


Un altro passaggio importante è stato in risposta alla questione posta dalla malcapitata intervistatrice:

I: "Mauro Corona crede nell'amore ?"

M: "L' Amore è finitooooooo….dopo trent'anni quando guardo mia moglie, mi sembra un uomo !".


Fa sorridere, e ridere, certo.. ma il discorso è più complesso, e verte sulla dipendenza che oggi si crea nel vivere un rapporto sentimentale, del vivere il rapporto come possesso e come assoluto, e con le tragedie che a volte ne derivano.


Punto importante, infine, il cambio della sua produzione narrativa, rispetto alle prime opera, come "Il Volo della Martora", oppure il da me amatissimo "Le Voci del Bosco", espressione di una poetica spesso anche molto ideale sul mondo della "natura del bosco" e della montagna, si è passati alla rappresentazione del lato duro, ruvido, di un mondo che non è quello che spesso viene rappresentato come un quadretto bucolico e sereno della vita beata tra boschi e prati.

Qui c'è gente dura che lotta contro "inverni da castigo", che lo fa con tulle le sue forze e secondo la propria indole, gentile, brutale, che sia, secondo la propria etica, civile, morale, religiosa, criminale , da senza Dio, che sia.

Ci sono, come dice Corona, il poeta, l'artista, il peccatore, l'assassino, il Santo, il Bevitore, c'è tutto lui stesso, la storia sua e della sua gente.

In quello che ci può sembrare bene e male, bello e brutto, senza risparmio e pudore.


Mi sono stancato, parafraso le sue parole, di essere una sorta di cantrice del bosco, anzi, come ha detto "mi sono rotto i coglioni di esser visto così".


Poi a un certo punto ha finito al birra ("vedete questa ? è la mia clessidra", diceva), e quindi ci ha mandato tutti a casa...:)





Andrea G. 29/01/2010



1 commento:

Anonimo ha detto...

par me l'ha bvu
gigi 32 al mat