MalgaBart: Il Cimone si prepara l'abito bianco..

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Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

domenica 23 novembre 2008

Il Cimone si prepara l'abito bianco..

C'è un freddo di quelli veramente robusti, perlomeno essendo il primo così mi pare. Salgo a vedere se il Cimone si sta preparando per le feste. Noto con piacere il lavorìo incessante dei cannoni da neve, i loro bianchi pennacchi andare a formare e poi ingrossare il serpente bianco. Ma poi.. quando sarà neve, quella vera, il serpente bianco neanche si noterà piu. Vediamo che succerà nelle ultime ore di questa notte... vediamo...

Andrea G. 23/11/2008

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MALGA BART (La Malga che non c'è... o c'è ??)

La Malga (detta anche Casera) nell'accezione del termine impiegato nelle valli delle Alpi orientali e centrali è solitamente una baita alpina, una volta ricovero dedicato ai pastori durante la permanenza estiva agli alti pascoli, detti alpeggi. La tipologia costruttiva delle malghe varia a seconda delle zone differenziandosi anche a distanza di pochi km: ad esempio le Malghe della Lessinia saranno simili tra loro e nel contempo simili ma un po' diverse da quelle del Monte Baldo, quelle del Tesino saranno diverse ma simili rispetto a quelle della Val di Fiemme, queste saranno ancora differenti rispetto a quelle della zona orientale delle provincie di Trento e Bolzano in quelle montagne comprese tra le valli di Non, Ultimo, Martello e Mendola dal lato nord.orientale, e Val di Sole e traverse dal lato opposto. Le Malghe disegnano la storia dei popoli che nel susseguirsi dei secoli hanno lottato per vivere e sopravvivere nelle valli che per volontà o necessità si scelsero a dimora, una storia di lotta contro una natura spesso ostile che è diventata convivenza e simbiosi, tanto che spesso i valligiani assomigliano ai caratteri ora aspri e severi, ora maestosi e dignitosi, ora ridenti assolati delle loro valli patrie, mentre tali valli vengono ad assumerne a loro volta il carattere in quegli aspetti paesaggistici più prettamente antropici, espressi nelle tipicità architettoniche dei paesi, nelle loro vecchie mura, nelle pievi e degli alberi secolari, silenti testimoni, che sovente le circondano. Le valli realizzano il paradosso di rappresentare un modello sociale lontano dalla moderna civiltà ed esserne al tempo stesso ultimo baluardo in quanto fortezza e rifugio di una intima e autentica umanità che si esrime in convivenza civile e paesana solidarietà, in un reale senso di condivisione e appartenenza che nelle nostre città ormai si sta perdendo. Per rappresentare quest'ultimo mio pensiero posso ricordare ad esempio anche solo i nomi di alcune comunità montane, come La Magnifica Comunità di Fiemme; non credo sia da tutti ai giorni nostri poter affermare, con giustificato orgoglio, di appartenere a una, anzi "alla Magnifica Comunità..", un orgoglio che da "fòresto", come chi scrive, si può certamente intuire a patto di essere dotati delle giuste antenne e che dir si voglia di adeguata sensibilità.

Le Malghe, definibili come strutture sia materialmente che simbolicamente centrali nella vita sociale e nell' economia delle tradizionali civiltà montane, ne rappresentavano quindi un momento di sintesi e incontro, esse, ancora ai nostri giorni nonostante l' inelluttabile avvento della "modernità", sono tutt'ora un elemento di valorizzazione ambientale e culturale del territorio alpino, alcune di queste continuano a svolgere le loro tradizionali funzioni, altre, conservate o ripristinate da enti locali e associazioni consortili, dalle Comunità montane, dalle sezioni CAI- SAT, svolgono la preziosa funzione di punti di appoggio, per gli escursionisti, per i "fòresti" si spera ammiratori rispettosi di quelle terre. In questi casi, le Malghe diventano quindi bivacchi confortevoli ma dall'atmosfera che richiama sapori antichi, dove gli escursionisti possono passare le notti e preparsi la cena al fuoco del camino e della cucina economica (la stufa coi cerchi di chisa n.d.r.), ma dove ancora oggi i paesani organizzano i loro raduni domenicali, eventi culturali e feste campestri, oppure più semplicemente, sono ritrovo per i vecchi cacciatori.

Per me "la Malga" rappresenta e costiuisce quindi un luogo magico, sospeso nel tempo e dalle età, un luogo di regressione temporale e al tempo stesso di progressione spirituale, per me, semplicemente insostituibile complemento al mio essere.

Questa non vuole essere una "guida turistica" alla malga, chi scrive neppure sotto tortura vi dirà quali sono le malghe, sebbene ciò non costituisca certo un segreto di stato e anzi, costiuisca notizia pubblicamente rintracciabile sulle guide, sulle mappe e sul web, vuole essere uno stimolo, anzi, una dritta, a una frequentazione della montagna più vissuta, meno massificata, più intima, secondo una concezione diversa da quella più prettamente alpinistica, meno adrenalinica, meno vissuta sulla prestazione, più vissuta, anzi, in assoluto, vissuta.

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