Benvenuti alla Malga dell' Uomo Selvatico !


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Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

lunedì 3 novembre 2008



Aria.
Aria, enfia il petto e se ne va quasi sbattendo la porta, iniziamente va e viene in moto frenetico, poi diviene regolare fino a divenire un moto armoniso, ondoso.
Finalmente come nell' emersione da una prolungata apnea si torna a respirare. 

E' buffa e strana la natura umana, almeno la mia. Ho appena lasciato un posto di lavoro che, certo, sicuro non era, ma che avrebbe anche potuto diventarlo, dove avevo realizzato un mio sogno dichiarato anche se non so con quanta inconscia insincerità, ovvero di essere pagato per non fare nulla, tutto questo, sottolineo, senza frode alcuna, in modo assolutamente onesto e lineare, perchè davvero non facevo nulla perchè nulla c'era da fare, lo prevedeva la posizione data la situazione. Più realmente, tale "nulla" era "un molto poco" che a me era giunto a apparire e essere vissuto nulla. Essendo vissuto nulla tale nulla si era fatto sommessamente contaminante, in modo inesorabile vista la copertura data dalla assoluta apparente comodità della situazione, inziando a vivere il nulla si finisce per vivere sempre meno, fino al nulla, eventualmente.
Nulla le giornate, nulla di se in queste, di nulla, anche se monetizzato in una busta paga non si vive. E inzialmente i libri mi aiutavano ad uccidere il tempo nei tempi morti immensamente lunghi di quel piccolo ufficio di cui ero l'unico occupante, salvo le comparse dei vari autisti e personaggi che mi apparivano come ombre, ma era la mia contrufigura a interessarsi di costoro.Questo deliquio giunse a farmi scherzare con un mio amico, uomo dall'età matura che ha speso la sua vita nella ricerca e nella professione universitaria, irridendogli il fatto che io, al contrario di lui, ero un vero ricercatore, in quanto da semplice impiegato alla "pesa" avevo molto più tempo e voglia di lui da dedicare a Platone, Russel, e Bukowski e Dostoevskij, (con i risultati alterni che una mente bacata come la mia puo' produrre, visto soprattutto l'ultima coppia che propongo in abbinamento).
Tuttavia sono proprio quei libri che mi ricordano come di qualcosa si viva, e non di nulla, che le lettere non bastano, che di vita si vive e non di scrittura e di letture, e che al massimo di vita si scrive e non di scrittura si vive, questo anche quando paiono enunciare il contrario.
Lo spirito si alimenta e si definisce nell'azione, l'azione libera l'energia che non solo si esprime nel senso stretto fisico, ma si esprime pensiero in quanto esso costiuisce riflesso dell'esperienza, tanto nitido quando lo è l'esperienza che lo produce e lo stimola.
Per questo lascio un lavoro ozioso per uno in cui invece devo tornare a versare sudore che mi costringere a chiedere tanto da me stesso, in tal modo, agendo, liberando energia, come quest'energia fosse luce esse illumina chi la porta. Credo sia un fatto di definizione, di ... nitidezza.
Non credo ci sia nitidezza alcuna, con la luce spenta, sogni, più o meno confusi, tuttalpiù.

Il Carè Alto ieri era evidente come una scultura di luce, nel tempo in cui salivo e saliva il battere del cuore, nel tempo in cui il sudore stillava come la prima neve sotto il sole ancora trappo forte, era definito, era ... nitido.

Tuttavia necessito dell' azione per poter, di tanto in tanto giungere finalmente a non far nulla.


Andrea G. (sproloquio del 03-11-2008)






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