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Andrea Bart "Sàlvànfòresto".
domenica 20 febbraio 2011
Diversamente
Diversamente a volte si cerca la stessa cosa che.. al principio è sempre la stessa. Fotografo spesso montagne meravigliose, cerco in esse quella dimensione diversa, quell'oltre metafisico che che intuisco e sembra essere così lontano dal mondo dove vivo.
Passo in autostrada.. spesso, per quell' a22 che porta in quello che chiamo Sacro Suolo Trentino è sta diventando la mia casa che scorre.
Passo e la chiamo "la piana".. con epiteti quale immonda, puzzolente, e quant'altro.. eppure c'è stato un tempo in cui ne ero affascinato.
Alla fine c'è l'inizio. Prima delle montagne c'era la campagna infinita del Polesine, dove passano le vacanze estive presso casa dei nonni...
I tramonti erano già meravigliosi.
Si stendevano ampi su campagne che sembravano infinite, all'epoca il mio mondo era quello, e mi pareva il più bello e anche l'unico.
(le golene..)
stranamente, per caso, mi trovo su miei passi di molti anni fa...
Non ricordavo come arrivarci, eppure questa spiaggetta era quella dove si veniva a pescare con mio padre, ricordo l'ultima volta, avrò avuto tredici anni, era santo Stefano, i pesci non abboccavano (quelli dall "còcca làrga", come un bolognese rumoroso chiamava i grossi cavedani che in inverno non riposano), forse più intelligenti di noi a non uscire con quel clima, e c'era un freddo assurdo.. avevo smesso di pescare e mi scaldavo al fuoco acceso sotto un enorme ceppo rovesciato la cui forcella di grossi rami faceva le funzioni della volta della cappa del camino..
la brace era rossa, come questo cielo, quella scaldava le mani.. questo scalda dentro.
Il fiume scorre sempre uguale e diverso, è c'è ancora la stessa pace su queste rive.
Insolitamente, questi giro.. niente montagne.
Ci sta.
Andrea G.
20/02/2011
martedì 8 febbraio 2011
_Breathable_
Apollo chiama Houston:
"Abbiamo individuato aria assolutamente respirabile sulla terra"
... Mi sveglio e mi ritrovo "nel sole", immerso perso nella luce con la buona sorpresa di essere a tre ore d'auto da casa, l'astronave è pertanto non necessaria, sebbene a volte.. davvero non sembra di stare su questo pianeta, qui.
Due luminosi passi... si voleva prendere aria, vedere le Dolomiti, senza dover fare qualcosa di estremo.
Il Cimon della Pala visto da nord, con la sua facciata massiccia, appare da questa angolazione, così come quella omologa dal lato sud una montagna dall'aspetto ampio imponente.. tuttavia, non il suo unico aspetto, come sanno bene i conoscitori di queste montagne o anche solo quelli che le hanno potute apprezzare da semplici turisti.
Scendiamo quindi dal Passo Valles per la valle del Travignolo e risaliamo verso Passo Rolle, e la seconda personalità del Cimon inizia a intravvedersi .
Nei pressi di Capanna Cervino.. a sud si nota a capolino l'emergere della cupola del Pavione, Vette Feltrine, mentre innanzi, con un imponenza assolutamente opposta, il Cimon della Pala con il suo aspetto laterale, aguzzo. Da qui si eleva come una torre quanto mai slanciata.. eppure.. è sempre la stessa montagna.
La magia.. della montagna dolomitica.. all'enrosadira.
Il tutto.. a tre ore d'auto.
Houston: Tutto ok, non torniamo più a casa :)
Andrea G. 08/03/2011
"Abbiamo individuato aria assolutamente respirabile sulla terra"
... Mi sveglio e mi ritrovo "nel sole", immerso perso nella luce con la buona sorpresa di essere a tre ore d'auto da casa, l'astronave è pertanto non necessaria, sebbene a volte.. davvero non sembra di stare su questo pianeta, qui.
Due luminosi passi... si voleva prendere aria, vedere le Dolomiti, senza dover fare qualcosa di estremo.
Il Cimon della Pala visto da nord, con la sua facciata massiccia, appare da questa angolazione, così come quella omologa dal lato sud una montagna dall'aspetto ampio imponente.. tuttavia, non il suo unico aspetto, come sanno bene i conoscitori di queste montagne o anche solo quelli che le hanno potute apprezzare da semplici turisti.
Scendiamo quindi dal Passo Valles per la valle del Travignolo e risaliamo verso Passo Rolle, e la seconda personalità del Cimon inizia a intravvedersi .
Nei pressi di Capanna Cervino.. a sud si nota a capolino l'emergere della cupola del Pavione, Vette Feltrine, mentre innanzi, con un imponenza assolutamente opposta, il Cimon della Pala con il suo aspetto laterale, aguzzo. Da qui si eleva come una torre quanto mai slanciata.. eppure.. è sempre la stessa montagna.
La magia.. della montagna dolomitica.. all'enrosadira.
Il tutto.. a tre ore d'auto.
Houston: Tutto ok, non torniamo più a casa :)
Andrea G. 08/03/2011
domenica 30 gennaio 2011
Au Rebour
A distanza di un anno http://malgabart.blogspot.com/2010/03/white-light-to-braies.html ,
ritorno su questa serie, a un anno fa, a una splendida giornata di sole, che mi salvò da un momento di umore quanto mai cupo.
Credo sia una forma di mania quella di non staccarmi dalla mia fotocamera...e di scattare, indegnamente, anche attraverso gli spessi doppi vetri filtranti del pullman con il quale mi sto muovendo.
Questa è una storia ritroso di quelle cui spesso mi capita di indulgere.
"le foto non si scattano così, dalla corriera!" pronuncia vana una voce proveniente dai sedili posteriori del pullman ove mi trovo imbarcato.
Ma chi lo dice ?
Io penso che se c'è qualcuno che dice che una cosa non è da fare, o ci sono motivi per non farla, questi siano già di per se motivazione al compierla. Non sempre, certo, ma in fotografia per me è così.
"Non si fa ?"
"perchè ?"
Se la risposta non mi convince, in un frammento di secondo l'impeto dell'istinto prende una decisione e in un lampo scatto.
Ci sono troppi fotografi preoccupati delle regole, certo ammetto come le basi servano, io stesso mi sono impegnato per costruirmele e tutt'ora mi ci impegno, e ammetto che se certi concetti si sono trovati ad essere definiti "regola" è in quanto con l'esperienza accumulatasi negli anni da molte persone che non oso dire sprovvedute, si è arrivati a trovare una corrispondenza che potrebbe definirsi un barlume di oggettività. Tuttavia in arte credo che si voglia andare avanti occorra essere per forza pionieri, un minimo anticonformisti, non ci si puo' costantemente preoccupare di determinate regole.
Personalmente diffido da chi a queste si richiama sempre con strana ansia, personalmente diffido di parole come "umiltà" spesso più utili a chi le impartisce invece di chi le riceve sotto le forme critiche più svariate.
Deve essere anche questo che mi spinge a vedere la fotografia come una forma di pittura esercitata con un mezzo tecnico diverso dal pennello, e prediligere, nella formazione del mio retroterra visivo, il vasto patrimonio delle arti pittoriche, e in senso generale visive, invece che ridurmi alla "fotografia" che spesso contiene in certa pratica massificata il rischio di essere... un esercizio di tecnica e di strumentazione tecnologica (specie ora in epoca di "barbarismo digitale"). Troppe volte assisto sui forum web, e non solo, a una pratica della fotografia che rasenta spesso il puro tecnicismo o l'esecuzione del compitino.
"È un'illusione che le foto si facciano con la macchina.... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa."
Henri Cartier-Bresson
Con la testa..... sembra una sciocchezza a volte, eppure, penso spesso a come tante immagini siano nate senza fotocamera, come ho passato interi anni senza eseguire uno scatto e tuttavia nell'accumulare visioni. Fondamentalmente è l'amore per la natura, per la visione della vita e del mondo che essa mi regala che mi spinge a fotografare, pertanto il grosso dei miei scatti vengono realizzati durante escursioni in montagna, o più accessibilmente, sulle colline nei dintorni della cittadina ove vivo.
Anni fa mi stancai di fotografare, mi ero comprato una compattina per avere qualcosa di più comodo e leggero da utilizzare lungo i sentieri montani, sulle prime la cose parve funzionare, scattavo molte foto, più foto, con meno sforzo che non con la reflex allora ancora semiautomatica che prendevo in prestito da mio padre. Dico sulle prime, in quanto nel giro di un anno smisi di fotografare, mi accorsi non era il "mero risultato", peraltro allora ancora molto casuale, che mi interessava, era l'atto della visione e della sua ri-creazione che mi interessava, mi interessava portare fuori quello che avevo in testa. Ma intanto scattavo scattavo.. e questo non avveniva quasi mai, anche se molti scatti erano, assieme a tanti orribili, anche buoni.
Passarono cinque anni in cui girai senza fotocamera appresso, nel frattempo vedevo vedevo, e vedevo. Si creavano immagini nella mia mente, mi chiedevo spesso quale foto ne sarebbe venuta, innanzi una veduta suggestiva o a un particolare interessante. Ero come una spugna, continuavo ad assorbire e accumulare...
Oggi posso dire che molte immagini scattate e apparentemente nate dalla sola intuizione, che ha sempre un ruolo fondamentale nel rilevare la visione nel "suo attimo" sono anche in realtà nate come embrioni e lentamente maturate nella mia testa proprio quando non fotografavo.
Tant'è che oggi spesso esco senza fotocamera e cercare idee....certo.. se la luce al tramonto è irripetibile il rischio è di mangiarsi le mani, tuttavia il patrimonio visivo che si acquisisce ne guadagna moltissimo. Penso che ne valga la pena, diventare buoni osservatori, invece e prima ancora che pessimi fotografi. Del resto non credo che ci sia una possibilità diversa, se non si avvera il primo presupposto.
Altra fase in cui si riscontra l'evidenza di come la "testa" abbia gran gioco nella produzione fotografica è la fase di "post produzione", grazie anche a un espediente a cui oggi ricorro spesso consistente nel riprendere la lavorazione di scatti andati quasi nel dimenticatoio, a distanza di mesi, anche di un anno, nel caso seguente.
Liberarsi del ricordo fresco, della sensazione del momento, che seppur bella, e spesso inimitabile, costituisce un primo schema con cui il fotografo si deve confrontare. Spesso l'idea del momento impedisce di vedere oltre e, se ciò non impedisce di produrre belle immagini alla prima selezione, impedisce spesso di produrre immagini anche più interessanti che magari al momento per "istinto ignorante" si sono colte ma non si sono sapute cogliere nel loro pieno valore nelle ore immediatamente successive lo shooting.
La visione puo' essere come le ali, ma anche come le sbarre o le mura di una stanza.
Qui un anno fa tenni le originali cromie azzurre, bluastre, di questa immagine in quanto mi ricreava la sensazione di quella fredda e bellissima giornata invernale. Non mi venne in mente di virarla in bianco e nero.
Lo faccio oggi, e trovo che l'immagine acquisisca così una drammaticità diversa e racconti meglio il contrasto tra la natura ghiacciata e ostile con gli escursionisti intenti nel superare l'avverso passaggio.
Questo scatto lo scartai.. troppo ghost, troppo flare, la giudicai inadeguata basandomi solo sull'aspetto tecnico. Al tempo volevo mantenere le ombre aperte, oggi la realizzo così, più contrastata, dando anzi valore a quella esplosione iridescente del sole resa possibile da un ottica non tanto "buona" in quelle situazioni di luce.
Ma voglio dire.. alla fine..chissenefrega ? o no ?
Rinunciare a quel bell'azzurro di quel giorno, un anno fa mi pareva impensabile.
Oggi mi trovo a chiudere gli occhi e a ripensare a quella giornata di freddo sole abbagliante. Gli occhi si socchiudono, il mondo ora pare apparire troppo fortemente, fino ad accecare.
Rinunciare ai torni delicati di colore blu che caratterizzavano questa "sfumatura" un anno fa, mi pareva impensabile. Oggi che non ricordo così bene, bene si, ma non così bene come un anno fa, penso alla drammaticità di quella linea d'ombra, alla rievocazione dell'inquietudine che il passaggio verso l'ignoto comporta. Condensando, in un' immagine, il tema della Linea d'Ombra di Joseph Conrad.
Ricordo ora il freddo adamantino..... in realtà il sole di quella giornata riscaldava il cuore, ma il freddo, che c'era, non riusci, o non volli renderlo.
E' strano pure l'odiato freddo sia a suo modo bello.
Scelsi un altra immagine, che amo tutt'ora, questa, più stretta fatta con il tele, mi sembrava meno completa.
In realtà ora la trovo più impattante, più dentro, oggi riesco più immaginare di essere lì guardando questo scatto, e realizzandolo un po' stinto da ricordo e pur tuttavia vivido di contrasto, invece che l'altro, più ampio, realizzato con corta focale, più costruito, e più distante, come un cartolina.
Non riuscivo a capire come lo scatto con la sua luce originale potesse rendermi la sensazione di quel momento, e non me la rese in effetti. Chiudo gli occhi, sento il freddo rimontare, l'aria pungente, il riverbero della neve anche nell'ombra della montagna, e quella gemma luminosa in fondo alla valle.
Chiudo gli occhi..... e vedo.
Andrea G.
28/01/2011
domenica 5 dicembre 2010
Mistique
La fotografia agli albori della sua storia venne subito definita superiore, rispetto alla pittura, nel rappresentare con precisione di dettaglio la realtà.
Ma è così importante rappresentare la realtà, a meno di non essere un professionista dotato di fotocamera con mero incarico documentaristico ?
Era davvero così questo posto ?
Il colore.. dov'è..
e questa luce, questi profondi neri.. erano così ?
E se io li avessi sentiti così ?
Questa quando è stata scattata ? sembra negli anni '30, non si capisce quando e dove sia, seppure a guardare bene...
qui...
il colore... non c'era, ma è stato un attimo, uno bagliore di sole, solo per un attimo a scaldare la scena.. e il cuore di chi la osserva.. Non è reale, ma c'è qui l'amplificazione di un momento, di un attimo in cui l'ho avvertita così.
Sarebbe stata.. più reale, diversamente ?
Questa foto realistica , solo enfatizzata nei contrasti, racconta una storia assurda..
un ponte, su un fiume che non c'è.
Il realismo è il peggior male che puo' affliggere la fotografia.
Andrea G.
05/12/2010
martedì 12 ottobre 2010
Sweet October: Il Lago di Tovel
Lungo l'immensa rovina che scende dalla Valle di Tovel pare di sentire ancora l'ultimo urlo disperato della Regina Tresenga.
Si narra che la Regina di Ràgoli avendo giurato fedeltà al proprio popolo respinse malamente le offerte di matrimonio Re Lavinto di Tuenno, certo si infatuato, come molti, dalla leggendaria bellezza della regina, ma ancor più preso dalla brama di possesso delle ricche terre del suo regno.
Fu che Re Lavinto, trasportato dall'ira mosse le mosse guerra.
Tresenga appena seppe non perse tempo, dichiarò la situazione al popolo che con ardito furore la seguì in battaglia. Attraversarono le montagne del Brenta e calati in una valle sconosciuta over sorgeva un lago smeraldino, ivi sorpresero le armate del Re Lavinto. Risuonò il fragore delle armi, l'impeto di Tresenga schiantava come tempesta, passò la notte e per poco si fermò la battaglia, che continuò mietendo i soldati delle due parti.
Tuttavia Lavinto era valente guerriero e le sue armate avvezze alla battaglia e più numerose. Fu così che l'impeto della Regina Tresenga si infranse e alla fine, cadde con l'ultimo dei suoi fedeli sudditi.
Da allora si disse che le acque del lago di Tovel si arrossassero come di sangue, ogni estate, a ricordo di questo sacrificio.
E l'ultimo pianto della Regina Guerriera solca ancora la rovina della valla, quasi questa rappresentasse le spoglie del suo esercito con lei caduto, in quel rio che si chiama appunto Torrente Tresenga.
Pare non ci sia un fondamento storico in questa leggenda, tuttavia questo non toglie nulla la fascino di questi luoghi e della loro, più o meno sognata, storia.
Ora il lago non si arrossa più, dall'estate del 1964. Le ipotesi sono diverse, chi accusa lo squilibrio apportato dal turismo di massa che ha comportato un grande afflusso di visitatori, peraltro meritato vista la bellezza del luogo, chi invece ipotizza un cambiamento avvenuto in seguito alla grande riduzione attività dei pascoli nelle alte valli soprastanti che avrebbe comportato un diverso apporto chimico delle acque immissarie ; in questo caso la causa della scomparsa del fenomeno sarebbe.. un minore inquinamento.)
Un fenomeno dovuto ad un' alga chiamata Glenodinium sanguineum Marchesoni.
Però..
in autunno...
un po' di rosso..
e di altri meravigliosi toni caldi...
si vedono ancora...
dipingere il lago smeraldo..
E.... immergendosi.. dimenticandosi di tutto...anche e soprattutto dei perchè... attendendo, fermandosi..
dalle brume si sentono i suoni e i colori della leggenda..
Foglie cadute..
come antichi soldati..
giacciono.
Scudi e spade sparse immote per i campi. Inutili prima, e più che mai ora.
Gemme delle corone,
lacrime sparse...
L'ultimo passaggio..
Le Armate di Tresenga...

Sogni galleggiano in speranzosa deriva...
L'ultimo assalto...
La rotta...
La fine...
Si riaprono le nebbie.. e di nuovo la pace, finalmente..
Il rosso... ritorna, sulle rive, sulle fronde, sui panni colorati di chi ora visita questo luogo da leggenda.. chissà... che cosa avranno visto... se avranno sentito qualcosa.
E tutti i colori del mondo. In un attimo.
Andrea G. 12/10/2010
martedì 14 settembre 2010
Light&Fire's : Naturale Vs Artificiale.
Da bambino avevo il terrore autentico per i fuochi d'artificio...
in compenso, mio nonno dava letteralmente in panico per i temporali. E non era un pavido, assolutamente.
A me invece i temporali facevano, fanno impazzire.
Impazzire.. più del solito, in effetti.
Alcune sere fa era l'otto di settembre, festa della Beata Vergine a Fiorano e come tradizione alla mezzanotte scocca assordante l'ora dei fuochi d'artificio. Solitamente i più belli tra quelli organizzati nell'ambito della zona in questo periodo.
Non so come sia venuta l'idea dei fuochi d'artificio ai primi scopritori della polvere pirica, mi piace pensare che il loro stimolo nel fare quest'invenzione affondasse nello stupore atavico che l'uomo prova a fronte di una delle manifestazioni più potenti e spettacolari della natura e che si permea, da millenni, nel mito :
Il Fulmini.
Pare che la natura, indispettita per l'affronto che il piccolo uomo apportò alla sua grandezza , di tanto in tanto risponda per le rime, e con abbondanza !
E' la seconda volta che capita che la sera dell'otto settembre i temporali arrivino a dare man forte ai festeggiamenti, questa volta, complice un mio attacco di demenza vengo preso da una sorta di trance estatica, dimenticando un appuntamento (cosa per cui non verrò mai abbastanza detestato !) ma in compenso non manco all'appuntamento con questo scontro tra Titani.
Sulla collina l'atmosfera è tesa, irta, elettrica, carica come a scattare da un momento all'altro..
e scatta....
in un esplosione senza tema di risposte.
LeftySky.
Pensieri cupi.
.. reminiscenze atomiche...
La città sotto pare infuocarsi..
Sassuolo sotto attacco. E' uno spettacolo incredibile. Per fortuna è solo uno spettacolo, per quanto grandioso. Ma quella nube potrebbe fare veramente paura.
I fuochi della vergine impallidiscono come piccoli fiori campestri. Quello che la natura puo' fare possiamo solo pallidamente immaginarlo, al più ricordarlo nei sogni e nelle leggende.
Andrea G. 14/10/2010
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