Benvenuti alla Malga dell' Uomo Selvatico !


Benvenuti alla Mia Malga ! MalgaBart vuole essere una... baita virtuale, dove raccolgo pensieri, esperienze e soprattutto immagini da me prodotte sulla vita che amo, la vita all'aria aperta, in montagna, in natura.
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Un saluto ... muggito ! :D

Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

mercoledì 8 ottobre 2008

L' Alba al Parchetto


Il parchetto”: un vezzeggiativo che lascia adito a immagini di luoghi bucolici e dilettevoli; senonchè, lasciata l'immaginazione per approdare alla prima sensazione che balza in mente a chi vi si affaccia per la prima volta giungendo sul ciglio della voragine, potremmo tradurre questa in “le porte dell'inferno”, poi, siccome si dice che il diavolo visto da vicino non sia brutto come sembra, man mano che l'abitudine diluisce la prima impressione questa si ridefinirebbe in “l'Isola della desolazione” , o anche della disperazione, quando la situazione prende particolarmente male.

La realtà prevede invece uno squallido fondo cava, dove terminate da tempo le attività estrattive, sono stati realizzati impianti di betonaggio e l'area ecologica intercomunale detta appunto "Parchetto". Nelle adiacenze, utilizzante la stessa via di accesso si trova una commerciale ceramica in cui i camionisti lì destinati non arrivano mai al primo colpo, piombando da me con interrogativi espressi in idiomi che variano dal fiammingo al polacco, fino al moldavo. Non è un bel posto, anzi, come suggerisco sopra, ne costituisce perfetto contrario.



Tuttavia spesso il mattino in queto luogo ameno riesce a sorprendermi con albe repentine e insospettabili, nonostante ciò in fin dei conti succeda spesso, come se nella mia mente non potesse essere possibile, come se qui fosse il sottosuolo, un luogo dove non giunge la luce del sole, oggettivamente un luogo lontano da ogni poesia. Eppure anche questa mattina, come ce ne sono state e ce ne saranno, il cielo è sopra di me. Semmai ciò può insegnarmi qualcosa è che spesso sta in noi vedere il lato bello delle cose, l'estetica infatti attiene al rapporto che intercorre tra il mondo della nostra mente e quello che dall'esterno in essa si riflette e si rielabora, essere consapevoli di questo meccanismo permette, pur con i limiti ovvi che il vivere della quotidianità ci impone se da questo benedetto mondo non vogliamo alienarci del tutto, di reinventarlo o comunque migliorarlo, questa è cosa che trovo potente e stupefacente, importantissima dal momento in cui spesso non si ha la possibilità di “scappare via” in un altro luogo fisico, tanto più che questa potrebbe facilmente anche non essere la soluzione. 

(A proposito di reinventare il proprio mondo )



Andrea G. 08/10/2008

lunedì 6 ottobre 2008

(Quotidianità) Uscita serale sulla ciclabile..

Questa sera decido di abbattere il torpore autunnale che da oltre una settimana mi assale, prendo la bici ed esco a fare due pedalate lungo la ciclabile del secchia, l'intenzione è quella di arrivare almeno al monte di Pigneto, una volta raggiunta la sommità del percorso sterrato che lo aggira potrò decidere se continuare o scendere a Pigneto e rientrare a Sassuolo, se non che la scelta di portare con me la piccola fotocamera compatta si rivela altamente tarpante per le velleità cicloturistiche, in quanto perdendo molti attimi a scattare faccio infine registrare tempi da salita allo Stelvio per giungere, in effetti, solo oltre la traversa sul Secchia.


Ne risulta una curiosa uscita serale con rientro al buio, sempre interessante e intima esperienza in quanto al calare della sera l'ambiente permette di vivere quella quiete e quel raccoglimento che a Sassuolo, dove vivo, non è scontato trovare, questo perchè essa ha tutti i difetti di una metropoli senza averne neppure un pregio.


I pregi infatti sono peculiari, e sono dati da un territorio adiacente affascinante dal punto di vista paesaggistico seppure intaccato dall'ovvio degrado che l'industrializzazione fra cosa buone e meno buone ha portato. La ciclabile rappresenta quindi la porta verso questo mondo che a tratti sa ancora di antico e trovo che il momento migliore per percorrerla sia quello serale, anche se è consigliabile tenere almeno i quaranta km/h nel rientrare a Sassuolo, perchè sempre di Sassuolo si tratta e la prudenza non è mai troppa.


La pista ciclabile lungo il fiume Secchia rappresenta lo “spin-off” per eccellenza per chi, in bici o a piedi, desidera uscire da Sassuolo verso la collina senza incorrere in pericolo di “ruotamenti” da parte di auto e mezzi pesanti che si sa, nella nostra amena cittadina imperversano. La pista percorre un tracciato preesistente ma solo nel periodo più recente è stata resa ciclabile con continuità e minimamente attrezzata con panchine e tavolini a far punto sosta lungo il percorso e, soprattutto, ha visto la realizzazione e il ripristino dei ponti di attraversamento sui torrenti che scendono alla destra orografica del fiume, in particolare quello che permette di oltrepassare il torrente Vallurbana che, realizzato nel primo periodo di allestimento della pista, aveva fatto in tempo a marcire, crollare, per poi essere ricostruito ex novo negli ultimi mesi, poi di nuovo travolto dalla recente esondazione primaverile del corso d'acqua e poi finalmente ri-realizzato prevedendo spalle per il manufatto in legno un po' più solide, a differenza di quelle previste in un primo momento che erano costituite da gabbionate a secco.

La ciclabile, utilissima ai cicloturisti sassolesi, permette di portarsi in direzione Prignano, di uscire verso Montegibbio attraverso strade rurali, di raggiungere la Salvarola, Valleurbana, la valle del Pescale interferendo al minimo con la viabilità stradale cittadina, permette inoltre l'accesso ai percorsi oltre Secchia, lungo la sponda reggiana nel comune di Castellarano grazie alla possibilità di attraversamento data dalla traversa, il territorio di Castellarano, e attraverso San Valentino la conca di Viano costituisce una vera mecca per i cultori della mountain-bike, in quanto vi si prospetta un' ampia scelta di itinerari caratterizzati dal fondi sterrati spesso molto grezzi e dall'ampia gamma di difficoltà tecnica, a differenza di quanto avviene lungo il lato modenese che invece presenta ormai diffusamente fondi asfaltati anche su strade che fino a pochi anni fa erano ancora “bianche”.



Andrea G. 06/10/2008




Oggi .. PALA !! (Ovvero La Via Del Palista)


Si potrebbe fare un monte di filosofia circa la figura del "palista" (da qui in poi semplicemente palista) solitamente sconosciuta ai più ma che tanto ruolo oscuro occupa nelle nostre vite. Non ci credete ? Provate a guardarvi attorno, magari fra le mura di casa; ebbene, se esistono tali mura è perchè... esiste un palista.
 Solitamente il palista è un essere curioso, fisicamente più o meno prestante, se non sempre grosso comunque dal carattere imponente e variamente asociale. Caratteristica tipica del palista è una forma più o meno latente di burberaggine che si traduce solitamente in un atteggiamento antiF. ovvero "misogino", da questo ne derivano espressioni come quella dell' Omone : " Parchè me, chèlla dònna là, a'n l'ho mènga spùsèda" (e vorrei anche vedere che lei volesse sposarti !! penso io ) , oppure Gigi, il "Palista Modello", cinquantenne ultraprestante sempre pieno di donne ("tutte gnocche", asserisce) con le quali si guarda bene dall'intrattenere relazioni, lui infatti ti dirà "quando conosci una, e lei vuole uscire, non darle il tuo numero, prendi tu il suo, poi non la chiamare subito, aspetta, e se ti chiama lei (e come fa, se non ha il tuo numero ? n.d.r.) dille - ah ciao scusa, non ho tempo, si si sono contento di sentirti, ti richiamo io. Poi aspetti una settimana, e magari un altra ancora.. ", oppure "una volta una mi ha rotto tanto le balle, ma tanto e tanto che l'ho fatta scendere dalla macchina e l'ho piantata lì in tangenziale.. non l'ho più vista e sentita ! " (ma daii !? n.d.r.), dichiarazioni d'intenti, queste, che se provate a seguireo peggio farne modello, vi mettereanno sicuramente al sicuro da ogni complicazione di natura sentimentale, in quanto assolutamente risolutive del problema alla radice. Il Palista vorrebbe (anzi, lui non vorrebbe, salvo che l'unico metodo sicuro per andare d'accordo con lui è essere sempre d'accordo con lui, il palista è più tomico di Chuck Norris), il condizionale è d' obbligo, essere un vero santone di cui seguire gli insegnamenti a riguardo delle cose del cuore, l'epigono di quelle signore che danno consigli alle lettrici delle riviste rosa, solo al contrario, molto, contrario, se scrivesse su una rivista non oserei definirne il colore.. magari GialloCat, oppure arancioFK.
 Il rischio più grande sarebbe quello di essere buoni allievi, rischio corroborato dalle innumerevoli disavventure che un maschio medio può aver passato nella vita relativa con l'altro sesso, che ovviamente per noi rimane un mare obscurum, incomprensibile tantopiù si raggiunge la schiocca convinzione di comprenderne logica e natura, in questo senso la dottrina irrivelata del palista rischia di trovare ragione di applicazione. Comunque sia però non temete il palista, dietro quell'aspetto rude solitamente si nasconde un cuore tenero, e anche quando parrà che voglia investirvi col  Caterpillar sotto sotto proverà affetto per voi. 

Anzi, un palista, più tratta male, più ti vuole bene.

( - Prendi una pala, trattala maale..- )


Per la cronaca oggi ho provato pure io ad essere Palista, mi sono divertito anche parecchio, perchè sembra di essere su un carro armato solo senza torretta e cannone, una cosa pacifica quindi, ma , trattandosi di una "vecchia 14", con "gabina" altrochè climatizzata, ho rischiato di diventare una statua e di morir di silicosi dopo circa mezz'ora, quindi ho rinunciato a diventare un palista, mi sono fatto una doccia e sono tornato nella baracca della pesa che sarebbe l'ufficio dove lavoro(solo quando è strettamente necessario).

Quindi, l'universo femminile è avvertito, io amo ancora le donne, e desidero intrattenermi con loro, peccato solo che.. il risultato non sembra molto diverso da quello previsto dal "metodo palista", quindi.. che il palista abbia ragione.. ??



Andrea G. il 06/10/2008. (Lo scritto di cui sopra è opera di fantasia .Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.)


martedì 30 settembre 2008

Un tranquillo week end di tortura - (ovvero tentativo mancato alle dieci in compagnia di un violentatore morale)



Unire una buona resistenza a virus influenzali, parainfluenzali e ciappini simili, i nipotini (ovvero bombe biologiche ancora non normate dai relativi trattati intenazionali) e una certa dose di "microsfiga" comporta che nonostante non mi capiti mai di essere assente dal lavoro a causa di simili indisposizioni, finisca poi per beccarmele al weekend, magari avendo anche programmato qualcosa di particolare che ovviamente va a monte, in questo caso, ciò che andrà a monte, sarà proprio il monte.

Questo giro il menù prevedeva come portata particolare la salita al Sasso delle Dieci, che come il nome suggerisce consta in un vero sasso di tremila metri di altezza appoggiato a ridosso della Val Badia, una delle più belle valli ladine delle Dolomiti.

In serata capita putroppo che salendo a piedi dal Pederù per raggiungere il La Varella si rivela l'effetto dell'infame legge di Murphy e nella penombra lunare di una splendida serata di fine settembre, punteggiata di brillanti nell'aria fine della sera, inizio ad avanzare barcollando come uno Zombie. 
Davanti a me fa strada il Moro, un tipo a suo modo serafico dai modi improbabili, sale regolare di buon passo ma ogni tanto lo faccio fermare, sono ansimante e devo prender fiato, lo zaino è pesante, la fatica inaffrontabile, sto sudando freddo, la nausea monta, il cuore rimbalza ovunque e non capisco se sono in piedi o fluttuante a mezzaria come un cosmonauta della vecchia MIR.
"Non ce la faccio" dico, "mi pare di salire l'Everest ! e siamo solo su sta' stradina del c.. " al che il Moro mi incoraggia : "ma veramente non ce la fai mai neanche quando sei in forma"..
Proseguo nella mia dimensione sospesa, il rifugio che si doveva raggiungere in un oretta mi pare sperduto come il campo base del K2 sul Baltoro (almeno come immagino che lo sia), infatti come a captare i miei pensieri il Moro dice che gli ricorda la valle che conduce alla base dell' Everest (lui non immagina, ricorda, i suoi ricordi sono realtà, Il Moro è Chuck Norris!), dove mancano solo le piante, trovo curioso che in modo diverso i nostri pensieri siano simili, benchè nella diversità delle nostre montagne putative. Continuo a ciondolare "non ho più equilibrio, mi sento una merda !", e il Moro consolante "ma tu SEI una merda !"...
"grazie, sei davvero molto caro..", rispondo gratamente da persona educata seppur bestia selvaggia come sono, ma si sa, anche le belve sono mansuete quando non stanno male.

Nel frattempo il fuoristrada del rifugio che fa servizio navetta ci passa su è giù due volte, ricordo che il Moro con molta sicumera aveva rifiutato il "passaggio"  prima di
 partire, ora quel "noi saliamo a piedi" (le sicurezze del Moro sono la materia prima componente la roccia delle montagne, le montagne esistono perchè il Moro esprime sicurezza, la montagna è il Moro, in questo senso il Moro è più grosso perfino di Chuck Norris), lo maledico intimamente per un po' di indefinito tempo, ma poi lo perdono, perchè come si puo' voler male al Moro ? Il Moro è un po' un personal trainer delle facoltà emotive come il Dr. Kawashima lo è per quelle intellettive (magari con risultati simili ??), il Moro se non ti fa rinchiudere alla neuro ti rende più forte (tuttavia mi sento debilitato).

Il mio arrivo al rifugio visto da altri avrebbe forse potuto sembrare come un sequel de " il ritorno dei morti viventi" girato sulle Alpi, ma la ragazza del rifugio, una ladina infinitamente carina, molto piamente mi accoglie con gentilezza invece di chiamare l'esorcista o di assalirmi con un palo di frassino, ci invita anzi a prendere possesso della camera in quanto dobbiamo cenare subito.

Cenare... 

Quando sei in giro per crode non vedi l'ora di arrivare al rifugio e mangiare un bel piattone di qualcosa di buono del tradizionale di quelle valli, tipo knodel, tipo capriolo con polenta e funghi,la luganega, la torta sacher, magari annaffiando con Gewurtztraminer (il Moro non ammetterebbe altro vino, prima di guardare la lista coi relativi prezzi), ma lì mi trovo disarmato, inerme come un bimbo nudo.
Sono inappetente, mi pare di avere ingurgitato un intero barattolo di effervescente Brioschi, o peggio, di ospitare un Alien ubriaco e ventoso nel ventre.
Vorrei  ma non posso.
 Quindi ordino leggero, ma a malpena finisco il brodo, non termino  l'insalata, non reggo l'odore delle patate in padella che ovviamente non sfioro nemmeno.
Il Moro prende le patatine fritte, io ucciderei, per la patatine (non lo faccio solo perchè sono una persona perbene, seppur fuggita dai boschi), ma loro, le patatine, sono li, davanti a me, e non posso sfiorarle, non posso saccheggiarle, renderle al nulla come sarebbe da mio solito..
Il Moro avanza le patatine. Sono li, povere, sole e abbandonate, e io non posso fare nulla per loro.

Una vera tortura sulla tortura.

Il Moro dice di se "Io sono un violentatore morale" (a differenza di Chuck Norris non ha necessità di toccarti, per distruggerti, un po' come Kenshiro contro Souther, ma molto peggio). La mattina seguente, dopo un notte infernale provo a trascinare la pelle un po' più in alto sopra il rifugio, ma la senzazione fisica è pessima e le gambe non girano. arriviamo quindi a vedere quella che doveva essere la nostra meta, la salutiamo a ci diamo appuntamento per un' altra occasione, se c'è un certezza sulle montagne è che , una volta che il Moro le ha create, essere rimangono al loro posto,ad aspettarci come compagni fedeli, meno che il Moro non voglia diversamente.            

  













 (Bart_ il 30/09/2008. Si ringrazia sentimanete la Main Star il Moro per il materiale umano fornito e per la fonte di ispirazione e espirazione )