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Andrea Bart "Sàlvànfòresto".
venerdì 14 maggio 2010
Impression_Soleil Couchant_
Esco al fare della sera.
Esco dalla fabbrichetta, sono stanco, la giornata è stata dura, nervosa, polverosa, acre e metallica, come il metallo sporco, pesante.
Ma ho voglia d'aria, e la luce è quella bella del tardo pomeriggio, si addensano nubi pesanti, metalliche, ma loro, si meravigliose.
Sono le sei mezza della sera, prendo la macchina fotografica, mi stacco da internet , ed esco di casa.
Basta poco, una mezz'ora, prima della sera.
Impression: le soleil couchant richiama volutamente, per omologia, a "impression: soleil levant" del grande pittore impressionista Claude Monet, che nel 1872, cento anni prima che io nascessi, (ma lui non lo sapeva, questo ! :D) dipingeva questo suo celebre quadro dando il via, suo malgrado, a quella corrente artistica di fondamentale importanza che fu l' Impressionismo ("c'est un impression " li liquidò spregiativamente un critico dell'epoca di cui nessuno si ricorda se non per questa topica, tal Louis Leroy).
Una delle cose che rimangono più "impresse" nella mia mente delle opere di Monet e degli impressionisti sono le loro rappresentazioni "en plein air" di campi assolati... e dei.. papaveri.
Sognavo, sogno ancora quelle scintillanti macchie rosse.
Rimango ancora stupito di fronte alle loro distese.
Fotografandoli con un obiettivo a lunga focale, in questo caso uno zoom a 300 mm senza neppure grandi aperture di diaframma si ottiene una scansione di piani, nel senso della profondità di campo (PDC), che permette di creare, prima e oltre la zona di fuoco (PDC appunto) una trama a macchie colorate sempre via via più confuse.. questo mi ricorda molto il fare pittura degli impressionisti, e mi piace molto.
Papaveri in distesa,
papaveri da soli, o in piccoli gruppi.
Qui in un campo di grano.. l'interpretazione spaziale di questo scatto avviene nel senso della profondità prospettica, molta nitidezza e grande angolo.
Si è utilizzato uno zoom grandangolare, un Nikkor 12-24 a 12mm e f11 di apertura.
Le spighe sembrano volutamente circondare l'alto papavero, come a dirgli "chi sei ? cosa vuoi " dove vuoi andare ?".
Qui a seguito una filosofia di immagine totalmente opposta.
In questo caso è realizzata con un corto tele, che diventa medio su un sensore ridotto aps-c, ovvero un Nikkor 85mm f 1.8, usato qui però a f4.
La scelta di non aprire oltre è dettata che alla distanza focale utilizzata,quella minima permessa da tale ottica, la profondità di campo anche ad aperture come f2.8 sarebbe stata insufficiente a rendere nitido l'intero papavero, il che non era nelle mie intenzioni. A f4 invece il soggetto rimane interamente a fuoco, la resa in nitidezza dell'ottica risulta ottimale, ottenendo però già un notevole stacco dello sfondo.
Qui il soggetto viene isolato, decontestualizzato, sebbene lo sfondo volutamente si intuisca. Il concetto di spazialità qui è nel senso non prospettico, ma della profondità. Qui verrebbe da tirare in ballo Leonardo da Vinci, per continuare il nostro parallelo con la pittura.
Leonardo fu infatti il primo a dare importanza al concetto di profondità e di "densità dell'aria" intesa come atmosfera. Notare lo sfondo in questa sua opera, la Madonna dei fusi.
Qui il papavero non c'è..
ma c'è !
Rimane, dietro, come una riminiscenza cromatica.
Quello che si puo' notare è come l'impressionismo sia stato forse il più "fotografico" tra i movimenti pittorici, tanto che la teoria del coloro da loro sviluppata e applicata in pratica ha molto a che fare con i principi della fotografia moderna, compresa quella digitale, si pensi alla derivazione estrema dell'espressionismo, ovvero "le pointillisme", una corrente che sviluppò la tecnica a "puntini", dove l'effetto cromatico veniva ottenuto accostando minuscoli punti di di colori diversi, facendo uso dei fondamentali (in pratica era un profilo.. CMYK fatto con olio, tempere, e pennelli..) invece che miscelarli sulla tavolozza. Questo non richiama forse i moderni "pixel" ?
Non dimenticando inoltre di come il gruppo degli impressionisti e i pionieri fotografi come Nadar si frequentassero, non solo in rapporti di amicizia ma anche di collaborazione artistica.
Qui mi sovviene la considerazione per la quale, a mio parere, molti fotografi moderni mancano spesso di una vera formazione di "visione", vedo molti utilizzatori di macchine fotografiche, ma pochi fotografi e ancor meno artisti. Anche se ho la fortuna di frequentare gente molto brava. Tuttavia non si dovrebbe perdere la dimensione più generale della fotografia come arte visiva, piuttosto che come "tecne", non dimenticando mai che l'aspetto tecnico non è fine a se stesso, ma funzionale al fine artistico, è qui sta la sua importanza.
Avrò modo di tornare sull'argomento in altra occasione.
Sono ormai le sette e mezza..
rientro dai miei campi.. per la cena.
Basta poco, spesso.
Andrea G. 14/05/2010
domenica 9 maggio 2010
_kite_
Stamane al Lago Bilancino era la quiete.
Si aspettava un vento che sarebbe andato e venuto, senza troppo impegno, per tutta la giornata.
L' aquilone è sempre stato uno dei "giochi" che che più mi ha fatto sognare, insieme alla neve, che pur un gioco non era eppure era anche quello, e non solo.
Nei rari momenti in cui qualche raffica si alzava ho provato finalmente una di queste vele, finalmente perchè è davvero una bella sensazione quando riesci a farla alzare dritta in cielo, la senti tendere, provi l'immane forza nel vento che pure, si accontenta di accarezzarti, ben lontano da tutta la vera potenza che gli è propria.
K mi fa provare un paio di sue vele, di cui non ricordo la metratura (4mq, forse), prima con un trapezio manigliato poi con un di tipo "depower".
Ambedue le attrezzature sono entusiasmanti, sia pure in modo diverso, più fisico il rapporto con il manigliato, più controllato con il depower. La cosa che impegna seriamente un paradislessico come me in tale pratica è capire quando tirare a destra o a sinistra...
La Battaglia degli aquiloni..
Altro cimento "famigerato" nelle pratiche di kiting è.. il "disgroppo" dei cavi. Anche questo un bel casino... ricordo che quando mio padre mi portava a pescare aveva il suo bel daffare a sciogliere tutte le lenze che mi capitava, spesso, di annodare, spesso perdeva la pazienza, tagliava tutto e rifaceva; era una certa perdita di tempo, ma certo qui con i tiranti del kite non si puo' fare o.. perlomeno, non conviene proprio.
E' un po' come una metafora di vita... la si vorrebbe sempre scorrere liscia, senza problemi, ma poi inevitabilmente si presentano matasse da dipanare, nodi da sciogliere, problemi. E si dovrebbe imparare a scioglierli, invece di disfare tutto alle prime difficoltà...
Aspettando il vento....
ohh.. ma insommaa... questo vento !!! ??
Va bene, distraiamoci un po' trikkeggiando con il mountainboard.... (caspita che bella questa tavola di Trampa !!! e con che favola di trucks è montata... ).
Si passano però i minuti migliori, a goderci comunque una giornata gradevole anche un po' nuvolosa, a chiaccherare, a ricordare, scatto foto, assaggio la ghiaia tentando qualcosa con l'arnese di cui sopra, stappo un' altra birra.
Igor... lui si che sta bene al mondo !!
... passa il pomeriggio nella totale, assoluta e quieta noncuranza, tranquillo passa le ore a vedere questi bipedi esauriti che cercano di volare, "che pazzi 'sti umani !!".
Andrea G. 08/05/2010
lunedì 19 aprile 2010
... c'è un serpente che ...
Ohi ! salgo sulla collina, una di quelle che rimangono sopra città, la mia collina preferita, direi.
Mi avvio a fare due passi e ... caspita !!
Cos'è ? Un' anaconda ?? da queste parti ?! possibile ? e se deve ancora fare colazione ??
Pensate se lo fosse stato.
Mi viene in mente una cosa che mi raccontarono quando ero bambino, durante le vacanze estive dai nonni ; successe anni prima che un grosso serpente era scappato da chissà dove, e si aggirava per le campagne polesane, quando una sera, anzi, ormai una notte, un tizio tornava dal bar, e quindi dalla briscolata e dalle "ombre" in vespino..
a un certo punto vede qualcosa in mezzo alla strada..
" è un tubo da irrigazione.. ma chi sarà quel "mona" che l'ha lasciato in mezzo alla strada !!"
e si ferma per metterlo a parte, anche perchè se no non riusciva a passare, con la vespa,
quindi, scende dalla vespa, va per afferrare il tubo quando.. questo...
taac !
Non c'è più !!
Il tipo lo raccontò al bar il giorno seguente, diventando per qualche giorno la barzelletta del paese, fino a quando non si seppe la storia del serpente e si fece quindi uno più uno, e.. il nostro amico della vespa potè tornare a bersi le sue ombre senza tema di allucinazioni !
Per il resto, per il prato ho incontrato altre bestie, più piccole, e, inoffensive, per fortuna, anche se si sa, non è detto che i piccoli animali siano anche i meno pericolosi, in natura a volte le regole delle dimensioni si sovvertono.
Non ho mai fatto macrofotografia con impegno, qualche scatto al volo, a mano libera a un fiore o a una farfalla, mai mi ci sono dedicato veramente.
Ieri mattina decido di montare l'unico obiettivo macro (un Sigma DG-d ancora abbastanza corto, senza moltiplicatore e tubi di prolunga, liscio) che possiedo, mi armo di treppiede, e mi butto nel prato.
E' davvero un' esperienza...
si finisce per sdraiarsi per terra, nel tenere le posizioni più impensate, si finisce a calarsi veramente in quel microcosmo verde.
Così facendo rimango colpito da una di quelle migliaia di gocce d'acqua, residuo delle piogge del giorno prima che gravano ancora sugli steli di quel piccolo fazzoletto di prato dove mi trovo.
Mi fisso sulla bolla.. quel semiglobo acqueo sembra veramente un pianeta a parte, sembra Venere, ora Giove con le sue turbolenze.
Uno poi si aspetta che non succeda nulla e invece nel giro di pochi minuti sullo stesso stelo, fianco alla bolla, si avvia un via vai.
Nessuno si aspetterebbe una tale mossa in posto non certo alla moda !!
A volte...
il mondo è un prato..
o ancora..
una goccia.
Andrea G. 19/04/2010
sabato 17 aprile 2010
Bayern_ 2010_ Regensburg & Romantische Strasse_e.. ovviamente... Birra.
Torniamo sempre sul.. "luogo del delitto", in occasione del ponte pasquale.
Per quest'anno si è scelto di salire un po' a nord di Monaco di Baviera. Quindi..
On The Road !
Prima tappa biergarten a Weyarn, località nei pressi di Monaco. Eravamo ormai in emergenza fame e sete, siccome sulle autostrade tedesche le rathstation, ovvero i nostri "autogrill" non son poi così frequenti, decido di uscire alla prima località interessante (interessante sotto il profilo "gasthaus"..) alla cerca di un biergarten.
Lo trovo, subito,dato che ho sviluppato un sesto senso per queste cose e appena vedo il pennone della Augustiner, la mia auto, che solidamente a me, deve avere una funzione di ricerca che non conoscevo.. inchioda !
Il gasthof dove ci fermiamo si rivela scelta azzeccata, con una gustosa e ruspante cucina bavarese (dalle affissioni si tratta di un locale pluripremiato) , ma il tocco di classe lo si trova, indubbiamente, nel bagno degli uomini .. quanto a quello delle donne non l'ho visto e non immagino nemmeno !
Passiamo oltre.. dal profano al sacro...
La Cattedrale di San Pietro.
Siamo ormai a Regensburg, ovvero l'antica Ratisbona, città degli Imperatori, quelli del Sacro Romano Impero (da ricordare la "Dieta" Imperiale di Ratisbona, ove si riunivano in consiglio imperatore e principi), ma prima ancora dell' Impero Romano, quello vero, in quanto fondata dall' Imperatore Marco Aurelio nel 179 d.c.
Città danubiana affascinante, ricca di storia e cultura, si presenta adagiata in una conca in mezzo alle colline e bagnata dal fiume più lungo d'Europa.
Relativamente risparmiata dai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale, è rimasta quindi in gran parte intatta nel suo centro storico di chiara impronta medioevale, un impronta mitteleuropea, si, ma comunque ancora fortemente avvolta di influssi più meridionali che si manifestano nei suoi colori caldi e vivaci,
la guida Routard la definisce, citando fonti non note, come "la città più settentrionale d' Italia".
Veduta classica delle torri della cattedrale dal Danubio e lo Steinerne Brücke che lo attraversa...
e... i tetti spioventi.
Una menzione particolare alla Historische Wurstküche.
Ristorante tipico molto alla buona e molto storico... si mangia fuori, quindi, attenzione, perchè almeno in questa stagione chiude già alle sette di sera.
Da circa 850 anni vi si servono le tradizionali salsiccie bavaresi alla griglia.
Appena si arriva in auto il fumo profumoso di salsiccia vi indicherà il posto, senza bisogno di chiedere o girare tanto....
lunedì 22 marzo 2010
_White Light To Braies_
Sul finire dell' inverno, anzi, a inverno astromicamente finito, posto alcuni scatti di neve fatti lo scorso gennaio alla Lago di Braies,
era inverno.... senza dubbio, c'era lo spessore della coltre di neve e un freddo a leggenda a ricordarcelo,
ma era un inverno solare, con tutta la luce che si vorrebbe e che non si puo' nemmeno immaginare.
Era il terzo giorno di un weekend in Val Pusteria, non avevo voglia di fare snowboard perchè il Plan mi annoiava nonostante tutto il sui esorbitante moderno avvenerismo, il giorno prima a Innsbruck avevo perso le schede di memoria della fotocamera con buona parte degli scatti effettuati.
Insomma.. era il caso di dirlo, mi girava proprio l'intero..planetario !
Ma quella luce immensa, quel silenzio di bianco puro, mi ha fatto riprendere contatto con me stesso, salvandomi da un malumore ormai imperversante.
Andrea G. 22/01/2010
giovedì 18 marzo 2010
La Nostalgia Che Non Dovrei
La sera di una domenica di fine agosto carico l'automobile e non mi volto indietro.
Si ritorna a casa.
(A casa ?)
"Distacco",
mi dico.
Inutile patire,
inutile soffermarsi,
inutile sentire la mancanza.
Non mi volto..
come altre altre e spesso ripetute analoghe occasioni passate.
Poi però, passati mesi, ad un tratto mi ritrovo a risentirmi, là,
come quella sera, sul Vezzena.
A risentirmi, a rivivermi. Senza alcuna alienazione.
Allora vedo quella luce, sento quell'aria, quel suo profumo,
quella pace immensa.
Girovagare, respirare,
vivere, senza scopo alcuno, solo vivere.
Falco Pellegrino.
Il Colchicum , annuncia la fine dell'estate...
(Rassomiglia al Crocus, ma questi invece annuncia la primavera..)
Il forte Verle.
Parte del sistema fortificato realizzato dall' Austria Ungheria già prima del primo conflitto mondiale in sua previsione.
Si integrava in tale sistema con altri forti della zona, come il Forte Belvedere sul Monte Rust, nei pressi di Chiesa di Lavarone, il Forte Vezzena, sulla vetta della omonima cima, del sottostante forte di Tenna e altre fortificazione cosidette minori. Una caratteristica che le univa è che essere erano ubicate in modo tale da formare una catena in contatto visivo.
Ora che... il campo è stato lasciato libero da soldati, cannoni, esplosioni, e i più terribili eventi, il forte giace come un relitto adagiatosi su un fondo di verdi prati e foreste, anzichè di sabbia marina.
La zona del Forte Verle è da pochi anni transennata e quindi chiusa al libero accesso, al contrario di quanto avveniva già durante i primi anni delle mie vacanze qui, ovvero dai primi anni '90, tale misura è stata presa per motivi di sicurezza, in quanto salendo al piano superiore di quello che era la copertura del forte ora in rovina,
risulterebbe facilissimo cadere di sotto, magari in una buca lasciata aperta.
Questo però fa si che alcuni ospiti vi abbiano trovato proprio agio.
La marmotta ritratta sopra posa per me per una decina di minuti e non pare preoccuparsi troppo della mia presenza. Anzi... la dire molto vanitosa.:)
Mi avvio.... il sole.. cade.. il falco vola..
Tramonto sul massiccio della Vigolana.
Oltre il tramonto ormai,
sono già di ritorno, mi fermo un attimo sul belvedere della Kaiserstrasse (ora provinciale di Monterovere) a vedere il "mio" (lo so.. "noi.. non abbiamo nulla, in realtà"..) lago di Caldonzzo.
Luna.... stende la notte.. come una coperta..
Andrea G. 18/03/2010
mercoledì 10 marzo 2010
.. Inverno ..
(Soffia il vento, graffia la pelle
spande di neve i capelli)
Qui da me l'inverno
pare
non finire mai.
Neppure in estate,
perchè veste neve e ghiaccio sopra un cuore di dura roccia che pure col tempo cede,
piano,pianissimo,
mostra come rughe lunghe fessure, crepe
in un aspetto da lontano compatto
pare.
Qui la luce è immensa, e profondo il buio e infinite le nebbie,
qui è un paradiso eppure a volte anche inferno.
Di tanto in tanto qualcuno passa di qui, gode di questo, teme, si spaventa, dell'altro.
E qui nessuno rimane, mai, a lungo.
Perchè ciò è insostenibile,
pare.
Qui da me è sempre , meraviglioso, terribile,
Inverno.
Andrea G. 10/03/2010
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