Benvenuti alla Malga dell' Uomo Selvatico !


Benvenuti alla Mia Malga ! MalgaBart vuole essere una... baita virtuale, dove raccolgo pensieri, esperienze e soprattutto immagini da me prodotte sulla vita che amo, la vita all'aria aperta, in montagna, in natura.
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Un saluto ... muggito ! :D

Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

mercoledì 3 giugno 2009

#Malga_Experience# _ConTrasTi_

E finalmente Malga Fu.
Da quando ho aperto questo blog, il cui nome richiama neppure troppo casualmente, non ho pubblicato neppure un' immagine di qualsivoglia malga. 
Forse ciò è dovuto al fatto che sono geloso delle malghe ove bazzico, ma non per via di una mania di possessiva esclusività ma più per il fatto che, come accennavo nella mia lunga introduzione che ancora potete leggere in colonna a destra, la "malga" è qualcosa che ci si deve cercare e guadagnare, forse e soprattutto e proprio per il fatto che ... non costa nulla.
Sempre da premesse, non dirò i nomi e cognomi, dirò solo la zona, ovvero, la Valle del Chiese... e credo che ciò basterà ed avanzerà ai più attenti.

Ora lascio parola alle immagine e ai commenti in didascalia.


Tanto per iniziare.. un bel guard-rail !
Lo vedrò, spesso, da vicino, bene e molto lentamente, perchè la fila lungo la Valsabbia pare davvero infinita, davvero una congiunzione a..str...ale quella che ci ha rallentato, prima incidenti, e poi il rinnovo delle righe, e poi.. il mercato di Nozza..

(ma... siamo nel cuore rustico della provincia di Brescia.. romana mica tanto !! .. )


Da più sopra a qui subito sopra, il risultato mi pare ovvio.. comunque si ringrazia "Schizzetto" per avermi tolto di mezzo quel "tacchino" di polvere depositatosi sul sensore della mia fotocamera (almeno quello più grosso !) , peraltro ne ero sprovvisto, ma una fermata in farmacia ha risolto tutto.. spendendo un cifra ridicola , quindi un consiglio ai fotografi : se vi serve una pompetta, non compratela al negozio fotocine ;).



Finalmente riusciamo a scendere dall'auto e iniziare finalmente a camminare... gli arti inferiore, incredibilmente, anche se stancamente a causa dei 12 kg di zaino, rispondono, che è già molto visto lo stato fisico un po' disallenato mio e della combriccola.


Genzianelle, di un particolare e non troppo solito viraggio al violetto.. il dubbio è tra Gentiana Nivalis e Gentiana Verna, peraltro... 


In vista della malga..


Tra genziane e ranuncoli.. questa volta la genziana è del genere Acaulis.


Malga... prati, montagne.. cielo...


Sopra o sotto ?



Indizi..



E le tenebre abbandonano questo luogo di luce e colori per lasciare animo a cupi timori..

Sembra proprio la Casa degli Orrori !!

Accendi il lume per precauzione e ..

o santo nume  !! 

che è quest'apparizione ??

Paura !
(no, non andate in malga ! il pericolo di brutti incontri è in ogni dove, e non c'è scampo e soccorso tra la solitudine dei monti !! ).


E' mattino, un mondo svanisce, un altro, nitido e luminoso, ci appare.





...


Crocus.. qui, prevalentemente nella loro varietà bianca.
Il Crocus viene spesso chiamato erroneamente "bucaneve" (0vvero il Galanthus) in quanto, oltre a una generica somiglianza, ne condivide una certa abitudine, ovvero quella di "bucare" la neve, anche se non è proprio così. Questi fiori infatti fioriscono appena i prati si liberano dalle nevi, nei giorni immediatamente successivi. A volte condividono lo stesso abitat, ma non così frequentemente anche perchè il Galanthus è più raro, l'ultima occasione dove mi è capitato di trovarli vicini sullo stesso prato è stato in Lessinia, salendo da Scandole verso la Podesteria.

Probably un papilionide, chissà quale, nessuna notizia trovata on line, dovrò comprarmi un libro sulle farfalle..
(n.d.a. Integrazione poscritta : ho fatto luce sulla farfalla, si tratta di una Vanessa delle Ortiche, ovvero Aglais Urtcae)



Anemoni alpine.. o baldensis

Ranuncoli e segnavia..












Torbiera...








Visione..


The End..


Andrea G. 03/06/2009

lunedì 1 giugno 2009

#Escursionismo# Le Cascate del Lavacchiello e i Prati di Sara (tra boschi, acque zampillanti, e strani lèmuri...)


Non mi si chieda però chi è Sara e di come sia della storia dei prati. Mi piace immaginare che Sara fosse una ragazza delle parti di Ligonchio piacente e abbastanza disponibile e che i prati fossero teatro delle sue imprese camporellesche... ma del resto, immagino che non sia nemmeno così. Perlomeno, io su, Sara non l'ho vista, e non era nemmeno con me (peccato, anni fa conobbi una Sara e non sarebbe stato male portarla sui prati !! ). Mi riprometto in futuro di vincere la mia pigrizia e non di portare una "sara" sui prati, tanto è persa, le ragazze della piana, almeno quelle che conosco, in montagna non salirebbero nemmeno con l'elicottero, ma almeno di fare luce sull'origine del toponimo, anche perchè, immagino, qualcuno l'abbia già fatta al posto mio (peraltro scopro ora che sull'idea delle camporelle ai Prati di Sara non sono, come doveva essere ovvio, nemmeno tanto originale ! ).

Venendo alle cose serie.. (si fa per dire..)..

 l'itinerario di cui si tratta qui prevede quella che è una meta classica dell'escursionismo nel Gruppo del Monte Cusna, vetta principale dell' Appennino Reggiano e, per chi scrive, anche dell'intero Appennino tosco-emiliano, in quanto costituisce un sistema di assoluta imponenza, il più vasto e complessivamente elevato di questa regione, ben più del Cimone, che pur essendo più alto di circa quaranta metri costituisce l'apice di un sistema meno esteso, inutile dire che nutro una personale passione e intima preferenza per questa montagna, perchè si vede da Sassuolo, e specie in inverno, quando l'innalzarsi immane della sua muraglia nevosa, bianca contro l'azzurro del cielo invernale rappresenta una visione quasi soprannaturale, e una via di fuga per la mente pronta ad osservarne la meraviglia.



(qui sopra : Maggiociondolo)

Il punto di partenza è all'inizio di Ligonchio, e lì mi presento con Francesco e Ilenia che hanno avuto la gentilezza di passare a prendermi, (venendo da... Parma !)si lascia l'auto nel parcheggio nei pressi della Fontana Dello Scodellino /Scùdlìn, lungo la SP93, lì si imbocca il sentiero n°635 per la Presa Alta, che risale la sinistra orografica della Valle del Torrente Ozola, il tracciato si tiene a mezza costa in un bel bosco di faggio ricco di sorgenti d'acqua, inoltre lentamente si innalza dal fondo della valle consentendo scorci panoramici suggestivi sul torrente che rimane in basso a precipizio, giù lungo i dirupi sul fondo della gola. Oltrepassata l' installazione idroelettica della Presa Bassa si arriva a quella successiva, più importante, della Presa Alta, dove calando al torrente si prosegue sul sentiero 627 risalendo l'erto versante opposto, ed è a circa metà di questo ripido sentiero che si è ripagati dallo spettacolo naturale costituito dalle cascate del Lavacchiello, in questo periodo ancora nel pieno del loro vigore in quanto alimentate dalle acque di fusione della neve ancora presente sulla sommità delle montagne e nei canaloni.






Successivamente si arriva ai Prati di Sara, un posto realmente idilliaco e godibile più che mai in questa parte iniziale della stagione (poi il clima si farà più secco e più caldo e gli insetti quanto mai agguerriti..). 
A questo punto del percorso potremmo scegliere di prendere il sentiero 625 e andare a complicarci la vita sul Cusna, ma ... una congiura congiunta del mio stomaco, il panino alla mortadella, e le mie gambe scioperanti, la bellezza del sole sui prati verdi (whit Sara or Whit out Sara) mi fanno propendere per accontermi, anzi, accontentarci, della Cima, visto che i compagni di avventure non disdegnano l'idea, indugiando sull'idea di salire alla vetta solo fino a quando dal mio sacchetto si libera l'effluvio della mortadella.




Ecco uno strano esemplare di Lèmure Parmensis pienamente adattato alle montagne reggiane... 





Il rientro si svolge invece verso la località di Casalino (segnavia 609-625), il punto di interesse notevole di questa parte del percorso sono i castagni secolari nel bosco immediatamente sopra la piccola frazione. Nell'ultima foto sotto si può notarne uno praticamente.. abitabile.



Giunti a Casalino si prosegue per il segnavia 609 che rientra verso Ligonchio, in questo tratto che va dall'abitato di Casalino all'immissione sulla provinciale il sentiero è quanto mai in stato di abbandono, segue poi la strada asfaltata per alcune centinaia di metri per poi abbandonarla a destra e scendere all' Ozola, e quindi, per poi risalire, ragione, questa per cui al fine di renderci meno drammatico il ritorno abbiamo preferito seguire la strada, anche se è risultato abbastanza noioso in quanto tre km di strada, a piedi e a fine escursione, diventato comunque lunghi.

Con questa vi lascio e vi rimando alla prossima, domani mattina vado a vedere una malga in Trentino e magari vi saprò dire qualcosa nei prossimi giorni ;).


Andrea G. 01/06/2009