« Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, montasi su Bismantova in cacume con esso i piè; ma qui convien ch’om voli; dico con l'ale snelle e con le piume del gran disio, di retro a quel condotto che speranza mi dava e facea lume » | |
(Dante, Purgatorio, canto IV, vv.25-30) |
Quando ero piccolo ricordo che avevo paura del vuoto, in maniera terrificante.
Già salire la scala a pioli che portava sul fienile della casa di mio nonno mi faceva letteralmente "cagare addosso".
Quando nel 1980 venni qui per la prima volta, in gita domenicale, mio padre mi portò vicino al ciglio del burrone :
Mi risucchia ancora se ci penso.
Non ora,
ora mi fa una "paura" normale, se non sono assicurato, se sono assicurato con corda, non mi fa nemmeno quella.
Ma se penso a quel momento di un estate in cui non avevo ancora otto anni compiuti sento ancora vivo quel vuoto risucchiarmi entro.
Del resto la Pietra è davvero qualcosa di cui ci si chiede come mai sia finito lì.
Un enorme masso erratico di arenaria rimasto lì, poggiatosi su un fondo marnoso e argilloso della nostra collina medioappenninica.
Ma potrei sbagliarmi, vado a memoria e non sono un geologo.
Certo che.. la tentazione di pensare, fantasticando un' epoca remota mai stata in cui bambini giganti giocavano per queste che erano per loro pianure e lasciassero lì uno di questi sassi, mi è venuta, anzi, l'ho proprio pensata !
Loro non avevano paura del vuoto, erano grandi e il vuoto lo facevano,
e hanno lasciato lì un sassolino.
Un sassolino terrificante per noi..
piccoli.
Lo strapiombo.
Le vie che percorrono queste torri, questi spigoli, sono estreme.
Si tratta di una montagna anche da "ciabatte", nel senso che per il semplice sentiero se ne raggiunge facilmente la sommità che si presta bene per i picnic domenicali, ma si tratta anche di una montagna temibile. Gli alpinisti lo sanno.
La singolarità di questa montagna è la solidità della sua roccia, le arenarie che compongono le vette maggiori, più alte, del crinale appenninico non sono così solide, sono costituite a strati, come dei dolci "millefoglie" si sfaldano.
Il Gigante è fatto così, di roccia che si sfalda.. è forte perchè è grande,
la Pietra invece è forte perchè solida. Ricorda uno di quegli omini "tuttonervi" piccoli ma temibili.
Quando venni qui nell''estate del 1980 in cui non avevo ancora otto anni compiuti ricordo che mio padre mi portò sull'orlo del salto.
Se ricordo quel momento sento ancora il vuoto urlarmi dentro, risucchiarmi fuori, e giù.
Il "Diamante". Figlio piccolo, coi sui fratellini, della pietra. Uno di quei sassolini che i Bambini Giganti si toglievano dalle scarpe, o che ne rimanevano sotto le suole.
Il Diamante rappresenta una palestra d'arrampicata ideale per i climbers, esso vede attrezzati sui due lati maggiori diversi "monotiri", vie di arrampicata brevi assicurabili tramite uno solo tiro di corda, anche dall'alto raggiungendo per via comoda la sommità del masso e passando la corda nell'anello fisso posto lì sopra. Alcuni sono semplici, adatti per chi inizia, altri invece sono davvero difficili, per esperti che vogliano lavorare sulla tecnica senza le problematiche ambientali date dalle vie più lunghe percorrenti le pareti maggiori della Pietra.
La vista dalla cima, sempre bella, con un cielo screziato di temporali ormai smontanti.
A 12 mm con il 12-24 il campo è largo, tanto cielo e le vette del crinale schiacciate, sulla linea d'orizzonte si vede la piccola piramide del Cimone, sulla zona sinistra-centrale, e il Gigante sulla destra.
E' una montagna per tutti, per gitanti domenicali e per gli alpinisti. La difficoltà più grossa di questo ambiente per me è ora resistere al profumo di gnocco fritto che sale dal rifugio e dal ristorante sottostanti, infatti ora che sto per chiudere questo post, e sono le tredici e trenta, lo sento ancora, e la fame monta. Quindi, vado a pranzo, salutando giganti e bambini giganti e gli insettini che si divertono sulle loro spalle :)).
Andrea G. 29/08/2010