Il Monte Ortigara, costituisce una delle maggiori dell' Altopiano dei Sette Comuni ,anche se non tra le più elevate in assoluto, ne occupa tuttavia una posizione centrale che all'epoca del primo conflitto mondiale venne ad essere ritenuta di primaria importanza strategica, allorquanto fu teatro di una delle più cruente battaglie di quel conflitto sul fronte meridionale, chiamata appunto la Battaglia dell' Ortigara.
Oggi questo luogo, con tutte le contradditorie e retoriche celebrazioni è considerato un "Sacro alla Patria", tuttavia aldilà delle idee che si possano avere in proposito è doveroso, nel visitarlo, ricordare le migliaia di vittime che qui combatterono e persero la vita.
Le guerre sono quanto di più sbagliato e disumano che, paradossalmente, l' "umanità" abbia messo in pratica, tuttavia anche di queste esperienze tragiche siamo figli,
figli nel senso di appartenenza a una comunità, figli nel senso di essere pronipoti di chi di quelle generazioni che si sono quasi annullate in quella catastrofe è sopravvissuto.
Ora,
nell'addentrarsi tra i sentieri e i prati sparsi tra le rocce si coglie un senso di grande serenità per l'incantevole amenità dei luoghi, tuttavia c'è stato un tempo questa terra che oggi è un luogo di villeggiatura e meta turistica è divenuto l'inferno in terra e la fine spesso tra le più atroci sofferenza di molti giovani a cui è stato negato un futuro.
L'itinerario svolto ripercorre quelli che oggi sono sentieri, storici o escursionistici, che una volta erano trincee.
Nel giungere alla località Piazzale Lozze, punto d'accesso principale della Zona Monumentale del Monte Ortigara e principale zona di accesso per le auto ci si avvia per l'erta stradina militare che concide con i segnavia 840-841 CAI, giunti al crocevia in prossimità del monumento (la prima immagine dall'alto in apertura) si ha la possibilità di proseguire per l' Itinerario Tricolore, corrispondente al sentiero CAI n°840, detto "La Colonna Ortigara", via di accesso diretta alla cima, oppure imboccare l'Itinerario Giallo, per il quale percorre tutte le opere militari, i trinceramenti e le gallerie, toccando luoghi significativi come l' Osservatorio Torino, impressionante abisso sulla Valsugana, risalendo la Cima Caldiera e poi dirigendosi verso l' Ortigara.
Un percorso davvero interessante che richiede però un maggiore tempo, cui abbiamo rinunciato in questa occasione a causa della situazione meteo instabile che minacciava il peraltro solito temporale pomeridiano, che era tuttavia nei programmi (peraltro già da me percorso alcuni anni fa) e che consiglio vivamente.
Siamo ormai in vista della montagna, essa si presenta come una lunga dorsale piuttosto che come un picco isolato. Immagino che la sua forma e quindi il costituire un promontorio centrale all'arco divesivo dello schieramento austroungarico la rendesse così importante da un punto di vista strategico. Da essa infatti le artiglierie potevano raggiungere tutta l'area del vasto fronte posto su area di altopiano carsico vasta decine di kilometri.
Ora i calcari che la compongono sono bianchissimi e risplendono al sole estivo.
Siamo già sulla costa sud della montagna, sulla quale, rispettivamente al lato sud e nord, sono posti i cippi commemorativi italiano e austriaco.
Il cippo italiano.
Il cippo austriaco a ridosso dell' abisso della Valsugana.
Vista verso la Cima Dodici o Ferozzo (che mi piace quasi di più e suona come "feroce" e lo pare parecchio affrontandola dalla sottostante Valle di Sella),è con i suoi 2341m la massima elevazione di questo gruppo montuoso nonchè dell'intero territorio della provincia di Vicenza.
La Cima Caldiera, sulla cui spalla sinistra è posto l' Osservatorio Torino.
Così è sempre stato da tempi immemori, prima che la tragica esperienza umana portasse la propria apocalisse su questi monti, ma come una reminescenza storia, la natura pare ogni giorno tornare a rappresentarcela. Pare per un attimo ancora avvertire il boato delle esplosioni, il tutto sconvolgersi, il cielo e la terra sottosopra.
Addensandosi sempre più arriverà ad esplodere e via a dissolversi, per poi tornare a ripetersi il giorno dopo. Era il 10 Giugno 1917. In estate.
Andrea G. 09/08/2009