Benvenuti alla Malga dell' Uomo Selvatico !


Benvenuti alla Mia Malga ! MalgaBart vuole essere una... baita virtuale, dove raccolgo pensieri, esperienze e soprattutto immagini da me prodotte sulla vita che amo, la vita all'aria aperta, in montagna, in natura.
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Un saluto ... muggito ! :D

Andrea Bart "Sàlvànfòresto".

martedì 21 ottobre 2008

Randoom Touring : "Passaggi di stato" vagabondando per la gardesana e dando un 'occhiata qua e là.



Sono già in strada e sento Karin al telefono:
"bartolino, dove sei ?" fa lei,
"sono un po' in ritardo, ho dei tempi di mobilitazione che sono un po' quelli di.. insomma, non sta bene dirlo..." ... 
"se un po' 'ome 'na fiia" risponde lei toscanamente, 
"voi come siete messi ? " , 
"siamo a piedi 'ol chèmpeer, tu 'un sai la sfiga, stiamo andando a prenderlo in officina, tu vieni su
 pure con calma.."Bene.

Con calma..

Con molta calma..

Calma e gesso, dicono i giocatori di biliardo.

E risparmiando la meccanica proseguo poi lungo l'A22.

Il piano prevederebbe di dirigersi a Verona, prendere la Milano Venezia e uscire a Brescia Est, da lì poi a destinazione, invece io continuo a risparmiare la meccanica (e che meccanica poi !) e proseguo verso Affi, lì esco, lì mangio un trascendentemente gustoso BigMac, giusto perchè di
 tanto in tanto va anche bene abbandonarsi agli istinti più sordidi, dopo di che, dopo aver
 osservato le famigliole i cui pargoli vengono avviati sulla via del colesterolo, mi avvio per la mia,
 visto quella del colesterolo ormai la conosco, tralasciando il fatto che non ancora idea di quella che mi appresto a percorrere.
Ad ogni incrocio e rotatoria mi lascio guidare dall'istinto, dalla voglia del momento. C'è tempo per arrivare a Gavardo, è bello prenderla larga.
E ogni tanto mi fermo.




L' angolo inaspettato, sono alla guida, in corrispondenza di un tornante si apre per una finestra arancione nel verde. mi fermo, e in questa tana del bianconiglio ci perdo una mezz'ora abbondante, devo richiamarmi all'ordine per impormi di tornare in auto.







Ho voglia di vivere la quiete del lago, sotto il tepore caldo delle tinte autunnali.
Ecco cosa mi guida.







Il lago riflette, 
il lago ascolta,
il lago raccoglie,
il lago parla,
il lago tace,
il lago muove,
il lago sta.

....E ora muovo alla volta di Gavardo percorrendo ancora le rive benacensi fino a poco prima di Salò, alla fine di un piccolo giro del mondo ritorno nel mondo del movimento.

Ora è di nuovo azione e adrenalina,tuttavia con moderazione, capita infatti a volte che nel movimento l'armonia prenda forma.




E il resto... è un altra storia.




Andrea G.  il 21/10/2008




martedì 14 ottobre 2008

11-10-08 - Pedalando tra il Grasparossa dopo... il Grasparossa.



E' un bel sabato mattina di Ottobre quando mi trovo con Enrico nei pressi di Castelnuovo Rangone per iniziare un tranquillo “quarto di week-end” di paura. A dire il vero la paura maggiore era data dai prodromi della sera prima alla Taverna Paradiso che sono diventati postumi alle luci del giorno seguente;"il" gnocco fritto era eccellente, così come il  vino, vino che però si farà sentire al termine
 della prima salita dura. la questione è sempre la medesima, o si fa vita da atleta oppure ci
 si concede ai vizi della tavola. Qualcuno che sono sicuro sta leggendo in questa pagina penserà sicuramente che ciò è una classica scusa, e che ormai io sono (siamo, caro mio :-) ) troppo
 vecchio per queste cose; in effetti non mi sento di sconfessare la prima parte di questa tesi,
 ovvero che sia una scusa anche molto efficace, in quanto concedersi alcuni piaceri 
è indubbiamente  divertente, corrobora lo spirito ludico, rallegra la mente e consente di
 mascherare le lacune  atletiche.

Visto e considerato che sarebbe una vita grama quella che mi vedrebbe sacrificare il piacere dato dalla buona gastronomia tradizionale e dal buon vino, nonché dalle birre più fresche e pastose, in nome di una prestanza atletica che comunque non troverei mai e in definitiva non mi sarebbe poi tanto utile, quindi preferisco godermi la vita e avere una buona scusa da utilizzare nel caso di uscite con tipi superallenati come Enry, specie nel momento in cui questi mi “dia la paga“.


Ecco qui sopra  l' attacco di del tratto sterrato di via Spagna, ovvero "lasciate ogni speranza, o voi che' entrate, più sopra quel gran bell' uomo del mio amico Enry, cui voglio un gran bene ma a volte non troppo, come per esempio avverrà un quarto d'ora più tardi. Il fondo che segue, totalmente sterrato su un terreno argilloso tipico delle nostre colline si mostrerà al momento in cui lo percorriamo molto regolare e asciutto, viste le scarse precipitazioni di questi ultimi mesi. Tuttavia la pendenza specie nella seconda parte diventa impegnativa (approssimativamente oltre il 15 %) e
 il fondo secco comunque pone dei limiti alla tenuta in trazione della ruota posteriore, oltre a una ottimale combinazione di agilità e potenza (occorre mulinare veloce sul rapportino) occorre anche essere concentrati per mantenere l' equilibrio, le due cose sono fra l'altro interrelate, e l'equilibrio, quindi la capacità tecnica di rimanere in sella cala con il venir meno della freschezza atletica.
 Quello che accade più tardi è infatti il venir meno di questo, ovvero la rivendicazione del Grasparossa che mi chiederà conto dell' averne fatto strage la sera prima.

Il termine della salita di Via Spagna introduce alla seconda parte dell'itinerario, passando per il
 Santuario della Madonna di Puianello e poi scendere di quota e indirizzarsi alla salita del Monte
 Tre Croci .



Questa immagine di terra arata e riarsa rappresenta al meglio il mio stato psicofisico al termine di via Spagna. Lo strappo finale, in cui provo ad accelerare, vi vede saltare in un cascata di sudore mente il cuore sembra impazzire e dire "ora scendo".
Enry naturalmente sembra stare meglio di me, invidio un po' ora il suo stato di benessere, e il fatto di non avere scelto un altra sera per la taffiata a gnocco e tigelle (ah.. le solite scuse !!).


Da qui ci si rivolte alla parte del Monte Tre Croci (vedi immagine sopra), detto Golgota, toponimo anche in questo caso che  sarà rappresentativo, anche se poi di croce ne sarebbe bastata una sola (con me attaccato sopra, ovviamente).


L'ambiente è suggestivo, l'atmosfera soffusa nella foschia autunnale mi tiene in uno stato di sospensione tra spazio e tempo, vivo lo stupore con freschezza infantile. Ora non sento più fatica, nessun affanno, neppure tutte quelle schiocchezze sul vino e sugli alibi fasulli. Sto tornando a stare bene e questo mi fa sentire come qualcuno che riemerge dalle acque dopo una lunga apnea.
Questi momenti sembrano portare a una ridefinizione dell'essere. Come se prima vi fosse di me
 un' immagine sfocata e sdoppiata che man mano divenisse una cosa sola, nitida e integra.
Come se si rientrasse in se stessi da altrove.
Ora il Grasparossa è presente solo attorno a me con le rosse foglie dei suoi filari distesi lungo le valli.


Enrico già in vetta, si rilassa. Direi Barabba... ma l'immagine mi fa venire in mente Kagemusha ,
un bel film di Kurosawa che ho da poco rivisto in dvd. Lui attende, fisso come una montagna, perfettamente in sintonia con l' atmosfera di quiete raggiunta.


Poi viene la discesa finale e il ritorno, ancora uno strappo per raggiungere Levizzano e l'itinerario si chiude infine in un anello a otto, solo ormai una formalità il rientro all'auto lasciata nei pressi di Castelnuovo.
Non so quanti km si siano percorsi, quanti metri di dislivello, quante calorie, quanti battiti, come e quanto si sia andato oltre la soglia aerobica, tuttavia anche questa volta, andando fuori, sono rientrato. Domani vedrà un 'altra giornata in montagna, ma questa, è un'altra storia.


Andrea G. il 14/10/2008

mercoledì 8 ottobre 2008

L' Alba al Parchetto


Il parchetto”: un vezzeggiativo che lascia adito a immagini di luoghi bucolici e dilettevoli; senonchè, lasciata l'immaginazione per approdare alla prima sensazione che balza in mente a chi vi si affaccia per la prima volta giungendo sul ciglio della voragine, potremmo tradurre questa in “le porte dell'inferno”, poi, siccome si dice che il diavolo visto da vicino non sia brutto come sembra, man mano che l'abitudine diluisce la prima impressione questa si ridefinirebbe in “l'Isola della desolazione” , o anche della disperazione, quando la situazione prende particolarmente male.

La realtà prevede invece uno squallido fondo cava, dove terminate da tempo le attività estrattive, sono stati realizzati impianti di betonaggio e l'area ecologica intercomunale detta appunto "Parchetto". Nelle adiacenze, utilizzante la stessa via di accesso si trova una commerciale ceramica in cui i camionisti lì destinati non arrivano mai al primo colpo, piombando da me con interrogativi espressi in idiomi che variano dal fiammingo al polacco, fino al moldavo. Non è un bel posto, anzi, come suggerisco sopra, ne costituisce perfetto contrario.



Tuttavia spesso il mattino in queto luogo ameno riesce a sorprendermi con albe repentine e insospettabili, nonostante ciò in fin dei conti succeda spesso, come se nella mia mente non potesse essere possibile, come se qui fosse il sottosuolo, un luogo dove non giunge la luce del sole, oggettivamente un luogo lontano da ogni poesia. Eppure anche questa mattina, come ce ne sono state e ce ne saranno, il cielo è sopra di me. Semmai ciò può insegnarmi qualcosa è che spesso sta in noi vedere il lato bello delle cose, l'estetica infatti attiene al rapporto che intercorre tra il mondo della nostra mente e quello che dall'esterno in essa si riflette e si rielabora, essere consapevoli di questo meccanismo permette, pur con i limiti ovvi che il vivere della quotidianità ci impone se da questo benedetto mondo non vogliamo alienarci del tutto, di reinventarlo o comunque migliorarlo, questa è cosa che trovo potente e stupefacente, importantissima dal momento in cui spesso non si ha la possibilità di “scappare via” in un altro luogo fisico, tanto più che questa potrebbe facilmente anche non essere la soluzione. 

(A proposito di reinventare il proprio mondo )



Andrea G. 08/10/2008

lunedì 6 ottobre 2008

(Quotidianità) Uscita serale sulla ciclabile..

Questa sera decido di abbattere il torpore autunnale che da oltre una settimana mi assale, prendo la bici ed esco a fare due pedalate lungo la ciclabile del secchia, l'intenzione è quella di arrivare almeno al monte di Pigneto, una volta raggiunta la sommità del percorso sterrato che lo aggira potrò decidere se continuare o scendere a Pigneto e rientrare a Sassuolo, se non che la scelta di portare con me la piccola fotocamera compatta si rivela altamente tarpante per le velleità cicloturistiche, in quanto perdendo molti attimi a scattare faccio infine registrare tempi da salita allo Stelvio per giungere, in effetti, solo oltre la traversa sul Secchia.


Ne risulta una curiosa uscita serale con rientro al buio, sempre interessante e intima esperienza in quanto al calare della sera l'ambiente permette di vivere quella quiete e quel raccoglimento che a Sassuolo, dove vivo, non è scontato trovare, questo perchè essa ha tutti i difetti di una metropoli senza averne neppure un pregio.


I pregi infatti sono peculiari, e sono dati da un territorio adiacente affascinante dal punto di vista paesaggistico seppure intaccato dall'ovvio degrado che l'industrializzazione fra cosa buone e meno buone ha portato. La ciclabile rappresenta quindi la porta verso questo mondo che a tratti sa ancora di antico e trovo che il momento migliore per percorrerla sia quello serale, anche se è consigliabile tenere almeno i quaranta km/h nel rientrare a Sassuolo, perchè sempre di Sassuolo si tratta e la prudenza non è mai troppa.


La pista ciclabile lungo il fiume Secchia rappresenta lo “spin-off” per eccellenza per chi, in bici o a piedi, desidera uscire da Sassuolo verso la collina senza incorrere in pericolo di “ruotamenti” da parte di auto e mezzi pesanti che si sa, nella nostra amena cittadina imperversano. La pista percorre un tracciato preesistente ma solo nel periodo più recente è stata resa ciclabile con continuità e minimamente attrezzata con panchine e tavolini a far punto sosta lungo il percorso e, soprattutto, ha visto la realizzazione e il ripristino dei ponti di attraversamento sui torrenti che scendono alla destra orografica del fiume, in particolare quello che permette di oltrepassare il torrente Vallurbana che, realizzato nel primo periodo di allestimento della pista, aveva fatto in tempo a marcire, crollare, per poi essere ricostruito ex novo negli ultimi mesi, poi di nuovo travolto dalla recente esondazione primaverile del corso d'acqua e poi finalmente ri-realizzato prevedendo spalle per il manufatto in legno un po' più solide, a differenza di quelle previste in un primo momento che erano costituite da gabbionate a secco.

La ciclabile, utilissima ai cicloturisti sassolesi, permette di portarsi in direzione Prignano, di uscire verso Montegibbio attraverso strade rurali, di raggiungere la Salvarola, Valleurbana, la valle del Pescale interferendo al minimo con la viabilità stradale cittadina, permette inoltre l'accesso ai percorsi oltre Secchia, lungo la sponda reggiana nel comune di Castellarano grazie alla possibilità di attraversamento data dalla traversa, il territorio di Castellarano, e attraverso San Valentino la conca di Viano costituisce una vera mecca per i cultori della mountain-bike, in quanto vi si prospetta un' ampia scelta di itinerari caratterizzati dal fondi sterrati spesso molto grezzi e dall'ampia gamma di difficoltà tecnica, a differenza di quanto avviene lungo il lato modenese che invece presenta ormai diffusamente fondi asfaltati anche su strade che fino a pochi anni fa erano ancora “bianche”.



Andrea G. 06/10/2008




Oggi .. PALA !! (Ovvero La Via Del Palista)


Si potrebbe fare un monte di filosofia circa la figura del "palista" (da qui in poi semplicemente palista) solitamente sconosciuta ai più ma che tanto ruolo oscuro occupa nelle nostre vite. Non ci credete ? Provate a guardarvi attorno, magari fra le mura di casa; ebbene, se esistono tali mura è perchè... esiste un palista.
 Solitamente il palista è un essere curioso, fisicamente più o meno prestante, se non sempre grosso comunque dal carattere imponente e variamente asociale. Caratteristica tipica del palista è una forma più o meno latente di burberaggine che si traduce solitamente in un atteggiamento antiF. ovvero "misogino", da questo ne derivano espressioni come quella dell' Omone : " Parchè me, chèlla dònna là, a'n l'ho mènga spùsèda" (e vorrei anche vedere che lei volesse sposarti !! penso io ) , oppure Gigi, il "Palista Modello", cinquantenne ultraprestante sempre pieno di donne ("tutte gnocche", asserisce) con le quali si guarda bene dall'intrattenere relazioni, lui infatti ti dirà "quando conosci una, e lei vuole uscire, non darle il tuo numero, prendi tu il suo, poi non la chiamare subito, aspetta, e se ti chiama lei (e come fa, se non ha il tuo numero ? n.d.r.) dille - ah ciao scusa, non ho tempo, si si sono contento di sentirti, ti richiamo io. Poi aspetti una settimana, e magari un altra ancora.. ", oppure "una volta una mi ha rotto tanto le balle, ma tanto e tanto che l'ho fatta scendere dalla macchina e l'ho piantata lì in tangenziale.. non l'ho più vista e sentita ! " (ma daii !? n.d.r.), dichiarazioni d'intenti, queste, che se provate a seguireo peggio farne modello, vi mettereanno sicuramente al sicuro da ogni complicazione di natura sentimentale, in quanto assolutamente risolutive del problema alla radice. Il Palista vorrebbe (anzi, lui non vorrebbe, salvo che l'unico metodo sicuro per andare d'accordo con lui è essere sempre d'accordo con lui, il palista è più tomico di Chuck Norris), il condizionale è d' obbligo, essere un vero santone di cui seguire gli insegnamenti a riguardo delle cose del cuore, l'epigono di quelle signore che danno consigli alle lettrici delle riviste rosa, solo al contrario, molto, contrario, se scrivesse su una rivista non oserei definirne il colore.. magari GialloCat, oppure arancioFK.
 Il rischio più grande sarebbe quello di essere buoni allievi, rischio corroborato dalle innumerevoli disavventure che un maschio medio può aver passato nella vita relativa con l'altro sesso, che ovviamente per noi rimane un mare obscurum, incomprensibile tantopiù si raggiunge la schiocca convinzione di comprenderne logica e natura, in questo senso la dottrina irrivelata del palista rischia di trovare ragione di applicazione. Comunque sia però non temete il palista, dietro quell'aspetto rude solitamente si nasconde un cuore tenero, e anche quando parrà che voglia investirvi col  Caterpillar sotto sotto proverà affetto per voi. 

Anzi, un palista, più tratta male, più ti vuole bene.

( - Prendi una pala, trattala maale..- )


Per la cronaca oggi ho provato pure io ad essere Palista, mi sono divertito anche parecchio, perchè sembra di essere su un carro armato solo senza torretta e cannone, una cosa pacifica quindi, ma , trattandosi di una "vecchia 14", con "gabina" altrochè climatizzata, ho rischiato di diventare una statua e di morir di silicosi dopo circa mezz'ora, quindi ho rinunciato a diventare un palista, mi sono fatto una doccia e sono tornato nella baracca della pesa che sarebbe l'ufficio dove lavoro(solo quando è strettamente necessario).

Quindi, l'universo femminile è avvertito, io amo ancora le donne, e desidero intrattenermi con loro, peccato solo che.. il risultato non sembra molto diverso da quello previsto dal "metodo palista", quindi.. che il palista abbia ragione.. ??



Andrea G. il 06/10/2008. (Lo scritto di cui sopra è opera di fantasia .Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.)